Camplone e Dicara, nemici per 90 minuti
Avrà di certo il cuore in tumulto Andrea Camplone quando vedrà i colori biancazzurri al suo cospetto. Vulcanico, dal carattere forte e forse all’apparenza scontroso, un po’ “cascettaro” come si dice a Pescara, Andrea Camplone cercherà di celare, non solo a parole, il tornado di sentimenti che inevitabilmente lo travolgerà. Farà fatica a contenere l’emozione quando al Curi affronterà da avversario il suo Delfino, ma poi prevarrà il professionista che alberga in lui. Pescarese puro sangue, in biancazzurro Andrea Camplone ha vissuto l’apice della sua carriera da calciatore. Fu anche capitano del Pescara, lui che è partito dal basso e fece parte della “nidiata” galeoniana che stupì il calcio italiano. Dopo le giovanili nel Pescara, milita per ben nove stagioni nella formazione abruzzese delle quali due in Serie A per un totale di 52 presenze nella massima serie. Disputa da titolare coi biancazzurri la stagione 1987-1988, ancora oggi l'unica in cui il Pescara ha conquistato la permanenza in A. Dopo aver contribuito nella stagione 1991-1992 alla seconda promozione targata Galeone in Serie A passa al Perugia in Serie C1 dove centra due promozioni consecutive in B (la prima delle quali però annullata per illecito), e nella stagione 1995-1996 contribuisce con 32 presenze ed 1 rete al ritorno in A degli umbri dopo 15 anni, centrando la sua terza promozione in massima serie. Pescara e Perugia rappresentano due facce diverse della stessa medaglia, due lati del cuore di Andrea Camplone. A Pescara il lancio da giocatore, a Perugia la conferma dopo un passaggio che stupì in molti. Da allenatore, invece, Camplone e il Delfino si erano trovati presto, ma l’addio è stato abbastanza burrascoso. Nel 2007-2008, infatti, inizia la stagione con il Pescara, ma lascia l'incarico prima dell'inizio del campionato per via di una situazione societaria poco chiara. Buona parte della tifoseria biancazzurra non prese affatto bene quella scelta che Camplone stesso a più riprese giustificò come un atto d’amore. Voleva (e vuole) troppo bene ai colori biancazzurri per rischiare di rovinare tutto. In molti non capirono il suo gesto, rimproverandogli di aver abbandonato la barca che rischiava di affondare invece di provare a salvarla. Da vero capitano anche se non più in campo ma dalla panchina. Acqua passata. Camplone è tornato a Perugia e, nonostante una storia d’amore non sempre connotata da rose e fiori, ha riportato il grifone in B. Insieme ad un altro pescarese, suo fedele scudiero oltre che inseparabile amico: Giacomino Dicara, anche lui nato e cresciuto biancazzurro. Entrambi avranno il cuore in tumulto, entrambi penseranno per un attimo alla loro vita, indissolubilmente legata al Pescara Calcio, prima di concentrarsi sul match. Per 90’ saranno avversari del Pescara, ma (forse) non nemici. Al cuore non si comanda.
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