30 anni fa la storica salvezza con Rumignani: il racconto
Il trentennale del vero spartiacque nella storia di un sodalizio che ad inizio mese ha compiuto 87 anni
30 anni dopo, Pescara ricorda ancora la storica salvezza in serie B del 1993-94, vero spartiacque nella storia di un sodalizio che ad inizio mese ha compiuto 87 anni. Il Delfino, affidato al compianto Vincenzo Zucchini e a Gianni Corelli, era appena tornato in serie B dopo una stagione in A con molte ombre e alcune scintillanti luci (vedi il 5-1 rifilato all'Adriatico alla Juventus, la sconfitta più ampia nella storia bianconera insieme a quella dell'anno scorso a Napoli, e il 3-0 ai partenopei). Il nuovo Pescara si era accostato alla stagione con un organico importante, composto da tanti protagonisti dell'annata precedente (da Stefano Borgonovo a Ricky Massara, da Roger Mendy, il “Baresi d'Africa”, a John Sivebaek, campione d'Europa con la sua Danimarca, passando per Toto Nobile ed Ubaldo Righetti), ma con un pesantissimo fardello nell'epoca in cui una vittoria valeva ancora solo 2 punti: la penalizzazione di 3 punti inflitta dalla giustizia sportiva in seguito alla vicenda nota come "la maga e il serpente", avente ad oggetto la presunta combine della partita Taranto-Pescara valida per la penultima giornata della serie B 1991-1992 e terminata con la vittoria dei padroni di casa, decisiva ai fini della salvezza degli ionici. Gli addetti ai lavori comunque reputavano il Pescara una delle squadre favorite al ritorno nella massima serie, in un campionato comunque di grande livello per la presenza in primis della Fiorentina di Claudio Ranieri, Stefan Effemberg, Francesco Toldo e Gabriel Omar Batistuta (che poi vinse il torneo, davanti alle altre promosse Bari, Brescia e Padova), ma le cose in campo andavano male. A livello mentale la penalizzazione rappresentava un vero handicap, in campo una squadra con tante stelle faticava a trovare un assetto giusto e dopo 6 giornate ed 1 sola vittoria il tandem di tecnici venne congedato, in favore dell'arrivo di Franco Scoglio. Il Professore arrivò in riva all'Adriatico con idee chiare, voglia di praticare un calcio spettacolo e giocare con quattro punte (celebre la frase in sede di presentazione: “Con Massara a sinistra, Compagno a destra e Bivi dietro a Borgonovo in 30 partite faremo tantissimi punti”), ma non riuscì a trasformare le parole in fatti concreti. Dopo 3 partite ed 1 solo punto (a Monza), il presidente Scibilia decise per l'immediato esonero: fatale lo 0-3 dell'Adriatico con l'Andria. Per la disperata operazione salvezza, che iniziava ad avere i connotati della mission impossible, venne allora chiamato Giorgio Rumignani, lo specialista in imprese al limite della fattibilità. A differenza dei suoi predecessori, con i suoi modi spiccioli e concreti, il “Rum” fece breccia nella squadra e riuscì a plasmare una squadra a sua immagine e somiglianza, tutta grinta e spirito di sacrificio con le individualità di spicco al servizio del collettivo e non viceversa. Il tecnico era reduce da 2 salvezze importanti alla guida di Andria e Barletta e fece capire subito che l'aria era cambiata. Iniziò la sua avventura con il clamoroso pareggio per 0-0 al Franchi di Firenze, strappato in 9 contro 11 nella partita del suo esordio in panchina contro i futuri vincitori del campionato, ed iniziò a centrare risultati preziosi su ogni campo. Con lui al timone, il Pescara piano piano riuscì a risollevare le proprie sorti e, spinta dai 14 gol di Andrea Carnevale, nel frattempo arrivato dall'Udinese nell'ambito dello scambio con Borgonovo avvenuto nel mercato di riparazione, arrivò a centrare la salvezza diretta grazie alla favorevole classifica avulsa nei confronti di Acireale e Pisa (arrivate anche loro a 35 punti). A cambiare la storia la vittoria per 2-0 nell'ultima partita a Cosenza. Luciano Rapa
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