Sottil: "Pensavo di restare, alla fine sono rimasto disoccupato"
L'ex a Il Centro. "Ci sono rimasto male. Credevo nella conferma, ho aspettato e..."
L'amarezza non è ancora passata. Andrea Sottil è rivasto in standby per giorni, sperando di ottenere la conferma. Dopo il vincente playout proprio contro Oddo, pensava di poter restare. E invece... E invece si ritrova senza panchina. L'ex tecnico biancazzurro è tornato a parlare nei giorni scorsi e lo ha fatto attraverso le colonne de Il Centro. Vi riproponiamo gli stralci più significativi dell'intervista rilasciata al collega Tontodonati.
Sottil, a mente fredda che cosa le resta dell’esperienza di Pescara?
«Un grande ricordo frutto di una bella esperienza. Proficua. Quando ho accettato l’incarico sapevo che era una situazione difficile. Però, non ho esitato un attimo al momento della chiamata».
Lei era sotto contratto a Catania...
«Esatto. Potevo restarmene a casa, ma volevo mettermi in discussione e ho accettato la sfida».
E che Pescara ha trovato?
«Situazione non facile, ovviamente. Squadra scarica con problemi di autostima, fisici e di condizione atletica. Oltre che di classifica, ovviamente. E poi non c’era modo di allenarsi, perché si giocava sempre. Non potevamo preparare nulla».
Quindi?
«Devo ringraziare i ragazzi, sono loro che vanno in campo. Ma io sono grato perché mi hanno seguito. Si è giocato sempre, ma quei dieci giorni tra l’ultima col Chievo e i play out li abbiamo fatti fruttare. Si è potuto lavorare e si è visto un buon Pescara nelle due gare con il Perugia».
Il ricordo più bello?
«La notte del Curi, ovviamente. Il rigore calciato da Masciangelo che è stato una liberazione. E poi la festa e la felicità del giorno dopo».
Però, è rimasto disoccupato.
«Sì, pensavo di restare a Pescara e, detto francamente, non ho nemmeno dato retta ad altri abboccamenti. Ero emotivamente coinvolto».
Invece...
«Niente, non c’è stato alcun seguito. Non nego di esserci rimasto male. So come funziona questo mondo, ma erano stati fatti determinati discorsi e anche dopo la salvezza di Perugia si era parlato in un certo modo. Peccato, mi dispiace».
Che cosa significa determinati discorsi?
«Che si era cominciato a parlare di futuro in caso di salvezza»
Ha sentito qualcuno?
«Una settimana dopo Perugia ho parlato con Repetto (il direttore generale, ndr). E lui mi ha detto che avrebbe continuato volentieri con me, ma che non sentiva il presidente da giorni. Poi, mi ha chiamato Antonio Bocchetti, il ds, con cui ho un rapporto particolare, visto che l’ho allenato a Pagani. Lui mi ha detto che la società era intenzionata a prendere un’altra strada. Poi, non ho sentito nessun altro».
Il momento più difficile?
«La gara persa con il Chievo, a Verona, l’ultima di campionato. Anche a livello emotivo. In quell’occasione, forse, abbiamo sbagliato la gestione degli ultimi venti minuti. Siamo un po’ mancati. È subentrata la paura. E poi, ovviamente, dopo è stata dura raccattare i cocci e preparare i play out. Giorni duri».
Con la squadra?
«Lo ripeto, la posso solo ringraziare. A livello fisico c’erano problemi, molti muscolari. Senza dimenticare che per tre gare non abbiamo avuto Galano. E, soprattutto, l’impossibilità di allenarsi, perché si giocava sempre, o quasi».
Ora?
«Aspetto. Mi volevo far conoscere in serie B, visto che era una categoria che in precedenza (a Livorno, ndr) mi ero guadagnato sul campo, salvo poi fare altre scelte. Penso sia andata bene. Mi piacerebbe restare in B, ma comunque valuterò tutte le offerte».
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