Contro il Grifone serve un Delfino Mannaro
Se Marco Verratti avesse scelto una destinazione italiana invece del PSG, probabilmente prima di Natale avrebbe incontrato la sua ex squadra: gli scherzi del calendario, infatti, hanno imposto consecutivamente il rendez vous con il recente passato. Prima Zeman, poi Insigne ed ora Ciro Immobile nelle sfide che nel presente lasciano spazio ai dolci ricordi che si mescolano con gli attuali rimpianti. Non è tempo di sentimentalismi ed amarcord in casa Pescara, tuttavia, perché c’è un presente da vivere per non rendere il futuro più tenebroso di quanto non sia già.
Ultimo posto in classifica a braccetto con il Siena, ma virtualmente solitario dati i punti di penalizzazione ai toscani, con il peggior attacco della serie A e la difesa più perforata dell’intera categoria, ed il record di sconfitte colte in appena 15 partite (ben 10): il Delfino annaspa nelle acque agitate della massima serie calcistica nazionale ed è reduce da 4 partite consecutive senza sorrisi nelle quali ha incassato 13 reti griffandone appena 2. Se è vero, come sostiene il coach dell’Acqua&Sapone-Fiderma Bellarte, e prima di lui il guru turco Fatih Terim, che “le statistiche sono come i bikini: fanno vedere molto, moltissimo, ma non tutto”, è anche vero che non ci si può nascondere dietro il proverbiale dito ed essere onesti fino in fondo. Il Pescara è in grande difficoltà, ha probabilmente la rosa meno attrezzata di tutta la Serie A ed il calendario non aiuta a sperare in inversioni decise di rotta nel prossimo futuro, almeno fino a metà Gennaio (quando, oltretutto, si spera di aver già avuto alcuni rinforzi di spessore). Allora il Delfino è già spacciato ed è solo questione di tempo perché anneghi ed il suo relitto si ritrovi sulla spiaggia della Serie B? No, quanto meno non ancora. Perché? Perché le distanze sono ancora colmabili, il campionato è ancora lungo e timidi segnali di miglioramento, nonostante le due sconfitte, con la gestione Bergodi ci sono stati. La squadra ha dato cenni di ripresa sotto il profilo caratteriale, mostrando un discreto piglio ed abbozzi di reazione (con il Napoli fino al’inferiorità numerica era rimasto in gara accorciando dopo il doppio colpo partenopeo in avvio, ad esempio) e finalmente facendo vedere qualche trama offensiva degna di nota. Le due partite contro Roma e Napoli hanno forse testimoniato che il cambio di guida poteva e forse doveva esser fatto prima, nonostante ribadiamo che Stroppa non era l’unico responsabile della situazione ma di certo in soli 10 giorni il Delfino ha cambiato alcuni tratti importanti della sua fisionomia.
Ora all’orizzonte c’è la partita più importante, quella assolutamente da non fallire per non compromettere il futuro. Allo stadio Adriatico sbarcherà il Genoa, diretta concorrente per la salvezza che vive un momento paragonabile a quello dei biancazzurri e che certamente sarà animato dalle medesime motivazioni e dai medesimi presupposti di base. Ora servono i punti, l’intera posta in palio, da prendersi senza se e senza ma in quella che sarà “la partita della vita”. Una sconfitta sarebbe una sorta di condanna, o quasi, ed un pareggio probabilmente solo un palliativo fine a se stesso. Servirà un Delfino Mannaro per azzannare il Grifone, un animale anch’esso ferito che deve reagire per rialzarsi. Sarà vera lotta, che vinca il migliore. Sperando che il migliore sia bardato di biancazzurro…
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