Prima squadra

Pescara, Sebastiani: "Poca chiarezza sulla ripresa. E vi dico che.."

"Tribunali pieni? Stronzate"

17.04.2020 00:31

Daniele Sebastiani, presidente del Pescara, ha parlato così a Stadio Aperto, trasmissione in onda su TMW Radio, cominciando da una valutazione sul protocollo della FIGC per la ripartenza del calcio italiano, a iniziare dalla Serie A: "Il protocollo dal punto di vista medico non fa una grinza, è giustissimo ed è stato fatto da personalità importanti che sanno che quarantena e distanziamento sono l'unico modo per evitare contagi, ma è di difficile applicazione. Noi della Serie B dovremmo organizzarci: nessuna società credo abbia un centro sportivo con stanze interne, vanno trovati alberghi nelle vicinanze adibiti solo ad ospitare tesserati e staff. Anche i lavoratori dell'albergo stesso, e penso a cuochi ma anche personale vario, dovrebbe rimanere sempre all'interno della struttura. Credo sia difficile obbligare persone a rimanere lì notte e giorno per sessanta giorni. Ci adegueremo ma dovremo capire come sono i tempi, e se non ci sono scadenze, perché il problema vero è questo: capire se si possono allungare contratti e prestiti. Di chiarezza ne è stata fatta poca...". Il Pescara riuscirebbe ad organizzarsi? "Io ho sempre ragionato da sistema, mai per i fatti miei. Noi siamo tra le poche realtà che possono permettersi una struttura vicina al centro sportivo, dato che ho una proprietà lì accanto. In Serie B si trova molta difficoltà di fronte a una situazione così. Ci sono strutture alberghiere che dovrebbero riaprire solamente per te, e non essendo dipendenti tuoi difficilmente puoi obbligarli a rimanere sempre lì". Giocare a porte è chiuse è l'ultimo dei problemi ormai. "Sì, ormai è nella testa di tutti: non ci piace, ma in questo momento è il minimo. Il problema più grosso però è il contagio che continua ad esserci, e non si capisce se i contagiati possano riprenderlo, e che danni abbia lasciato sui ragazzi rimasti colpiti. Serviranno analisi e controlli che ci dicano tutte queste cose". L'alternativa è cristallizzare tutto e ritrovarsi per la stagione prossima? "Ci sono problemi, ma se vogliamo ricominciare a tutti i costi non dobbiamo darci una data, pensare che se la B torna a giocare a giugno e finisce ad agosto non ci sono questioni. Sento sempre parlare di cause e tribunali pieni, ma siamo in emergenza e la forza maggiore dovrebbe impedirci di dire stronzate. A chi si fa causa, al Coronavirus? Meglio stare zitti a volte. Qualcuno avrà un vantaggio, qualcun altro sarà danneggiato, ma è così. Non c'è nessuno che non voglia ripartire, per una serie di motivazioni. Se poi non ci si riuscisse, e al primo posto viene la salute, vuol dire che qualcuno dovrà prendersi la responsabilità di decidere, e noialtri dovremo accettarla, perché il rischio grosso sarebbe di rovinare anche la prossima stagione". Sulla questione taglio stipendi come la pensa? "Non dobbiamo approfittarne, i ragazzi sanno quali sono le problematiche, perché vivono a stretto contatto con la società. Per me ancora è prematuro parlare di taglio, tra qualche giorno, quando ci sarà più chiarezza, troveremo con loro la soluzione, senza sciacallaggi di alcun tipo. Se il Pescara non avrà grossi danni, meglio, altrimenti meglio che tutti si faccia un passettino indietro: meglio uscirne feriti che morti". Lei come sta vivendo questo momento, da cittadino? "La situazione sportiva passa in secondo piano, ci sono familiari che non hanno potuto salutare i loro cari. Emotivamente ormai c'è una paura addosso incredibile, abbiamo visto che sono morte tante persone giovani, che stavano bene e senza patologie pregresse. Sono preoccupato, e da imprenditore ho una preoccupazione tripla, perché c'è la salute, poi anche le aziende e il calcio. Io non ho avuto la squadra in eredità, l'ho presa grazie alle aziende di famiglia, che ora stanno soffrendo. Se domani mattina c'è da fare uno sforzo, questo va all'azienda principale che dà da mangiare a tante persone, che non hanno la fortuna di ricevere gli stipendi dei calciatori. Tanti presidenti stanno pensando così".

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