Prima squadra

"Pescarismi" - Il Delfino Rampante racconta...

L'apprezzata rubrica di PS24

17.02.2024 10:13

Appuntamento extra con la rubrica griffata dal Delfino Rampante, che a modo suo ci offre una lettura originale dell'universo biancazzurro. Buona lettura!

Era il Pescara del Commendator Pietro Scibilia. Di un guru abruzzese delle panchine di nome Ivo, di cognome Iaconi. Ma soprattutto era il Pescara di Cecchini che fa gol la Nord esulta (19 reti in stagione). Apa-cross e Bellè sulle fasce. Di Ottavio Palladini e Alessandro Sbrizzo. Del Sindaco Saul Santarelli in porta. Di Federico Giampaolo, folletto funambolico con la camiseta numero 10 sulle spalle.

Era la stagione sportiva 2002/2003. La Terza serie si chiama ancora Serie C. I gironi erano due (A e B) e dividevano esattamente lo Stivale a metà. E non esistevano ancora tutte queste dirette televisive. Le partite si giocavano la domenica pomeriggio con qualche sparuto turno serale su RaiSport.

Se volevi conoscere gli aggiornamenti dagli altri campi, ti dovevi affidare per forza di cose alla mitica radiolina. Oppure c’era bisogno di attendere, all’Adriatico, la fine del primo tempo quando lo speaker riepilogava i parziali dei primi quarantacinque minuti dagli altri campi.

Era la stagione dell’emozionante corsa a braccetto con l’Avellino per la conquista della promozione diretta in Serie B. La stagione dei derby abruzzesi. Tanti. La stagione di play off “normali”. Più “umani” e, probabilmente, più meritocratici. Seconda contro quinta, terza contro quarta. Le vincenti si giocavano la finalissima. E basta.

Era la stagione di un coro della Nord diventato cult. Cantato e ricantato. Sempre. Per caricare la squadra. Un coro che faceva, più o meno, così: “Pescara alè, impazzisco per te. Questo è un canto d’amor che ci viene dal cuor”.

Era la stagione dell’11 maggio 2003. Ultima giornata di campionato. Testa a testa tra Avellino e Pescara. Gli irpini giocano in trasferta a Crotone. Gli adriatici sono di scena a Pesaro. I biancazzurri devono vincere e sperare. Il miracolo non succede perché i Lupi, padroni del loro destino, battono i Pitagorici allo “Scida” e ottengono la promozione diretta in B. Il Pescara – pur vincendo 1-3 – è costretto a giocarsi la Cadetteria ai play off.

I giorni che precedono quella domenica sembravano lunghi, lunghissimi. Non finire mai. L’attesa è essa stessa il piacere. Non sempre. Non per quella gara. Durante la settimana non si parlava d’altro. Il pensiero era sempre lì. Fisso. Tutto il resto poteva attendere. Passava in secondo piano. Guardavi l’orologio, davi uno sguardo al calendario ma, niente, il tempo pareva fermo. Cristallizzato. La notte prima, poi, era come quella degli esami cantata da Venditti. Interminabile.

Finalmente arriva domenica. L’autostrada verso Pesaro, la A/14, sembrava un treno biancazzurro. Certo, non i quarantamila del Dall’Ara. Ma comunque tanti. Sciarpe, bandiere e ogni tipo di vessillo erano solo biancazzurri. Mezzi privati e pullman. Soste all’autogrill per cantare tutti insieme e sperare nel miracolo. Alla fine si arriva a Pesaro: lo stadio “Benelli” sembrava l’Adriatico. Zeppo come un uovo. 4648 gli spettatori di cui oltre 3500 provenienti da Pescara. Si canta. Si spinge la squadra verso la vittoria. Facile e scontata. I biancazzurri si impongono 1-3: la apre Palladini, la chiude Cecchini. Intervallati dalla rete di Apa. Per i padroni di casa, che sembravano giocare in trasferta, la rete della bandiera di Cazzola quando già si stava sullo 0-3 per noi.

Dopo il raddoppio biancazzurro, tutti con le orecchie tese alle radioline per sperare in buone novelle da Crotone che purtroppo non arrivano. Avellino in B. Pescara ai play off. Ma resta il ricordo di una trasferta, quella di Pesaro, emozionante ed indimenticabile: Pescara alè, impazzisco per te!

Il resto è storia nota: sbaragliate Samb e Martina agli spareggi. E’ Cadetteria.

Pescarismi!

Delfino Rampante

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