Hellas Verona-Pescara, la legge degli ex
Rimpianti, gioie e dolori nella sfida infinita del Bentegodi
A CURA DI DANIELE BERARDI
Certi amori non finiscono mai. Alcuni restano in cantina per diverso tempo, salvo poi tornare a bussare alle nostre porte quando meno ce lo aspettiamo. Altri ancora sono più infidi e aspettano che la nostalgia avvolga il cuore per tornare a far pressione su antiche ferite. Memorie “vendittiane” di un passato dalle mille sfumature: grigio, avvolgente, romantico, feroce, sgargiante, deludente. Un climax di emozioni che ci assale guardando negli occhi di quello che è stato e che, come il ciclo delle stagioni, torna a riproporsi. Quasi senza pietà.
Ci sono partite che il tifoso aspetta per annate intere. Derby, stracittadine o molto più semplicemente sfide in cui ci si giocano onore e prestigio. Verona - Pescara non è un derby, ma praticamente è come se lo fosse. Due squadre di grande caratura tecnica, nonostante le difficoltà degli scaligeri in questo primo scorcio di campionato. Due squadre con un destino incatenato e schernitore. Abruzzesi e veneti non si sfidano dal 2011, con Zeman e Mandorlini in panchina. Altri tempi e altri protagonisti. Insigne, Immobile e compagni che porteranno il Delfino all'apice della sua storia moderna, al cospetto di un Verona pronto ad aprire un ciclo esaltante, di permanenza in Serie A, con Luca Toni sugli scudi. Da un campione del mondo ad un altro. Fabio Grosso ha raccolto in panchina l'eredità iridata dell'ex compagno di Nazionale. Lui, che a Pescara è vissuto e cresciuto, si troverà di fronte Bepi Pillon, allenatore granitico con qualche primavera in più sulle spalle. Pescara e Verona sono due piazze avvolte dall'ambizione che non hanno voglia di accontentarsi. Coloro che hanno vestito entrambe le casacche possono testimoniarlo. Perché se c'è una rivalità forte, c'è anche qualcuno che può fare la voce doppia, e avere un sussulto di stupore quando calcherà il prato del Bentegodi per la partitissima.
Sarà difficile vedere in campo Alessandro Crescenzi, fiero legionario biancazzurro nelle ultime tre stagioni. Tra Serie A e Serie B, il terzino scuola Roma si è sempre discretamente distinto su entrambe le corsie laterali di difesa. Un'ottantina di presenze con la maglia del Pescara per Crescenzi, arricchite da una sola rete (rocambolesca) in casa dell'Ascoli, lo scorso anno. Una distorsione alla caviglia impedirà all'ex Perugia di fronteggiare occhi negli occhi il suo passato. C'è anche Pierluigi Cappelluzzo nell'intimo club degli ex, anche se la sua avventura in biancazzurro si è dipanata più che altro in panchina. Solo 14 presenze e una rete (sempre contro l'Ascoli) in riva all'Adriatico per il prodotto del vivaio gialloblu. E come dimenticare Antonino Ragusa, croce e delizia del Pescara post-zemaniano. Giocate da applausi alternate a momenti di buio totale nell'arco della stessa partita. Quaranta apparizioni con Marino prima e Cosmi poi. Nove gol e tanti rimpianti per quello che poteva essere e non è stato. Politano e Ragusa, insieme, sulle corsie laterali erano capaci di accendersi ad intermittenza. Peccato che non si siano incrociati all'apice della loro storia recente. Difficilmente qualcuno tra gli ex più illustri partirà dal primo minuto. Ma il Bentegodi sarà il catino giusto per risvegliare emozioni, sospiri e rancori passati; in una sfida che ha tutto l'occorrente per trasformarsi in un crocevia di popoli e destini.
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