Pescara, il problema non è l’attacco
Il problema del Pescara non risiede in avanti. C’è chi sostiene sia una “questione di manico”, vale a dire una guida tecnica non all’altezza del materiale a disposizione, c’è chi considera la rosa, pur qualitativamente valida, non omogenea nella sua composizione, avendo troppi doppioni e ruoli scoperti, e chi invece imputa lacune caratteriali evidenti. Il Pescara targato Marco Baroni ha molte carenze, a partire da quelle tattiche, e non ha una precisa identità tattica – al netto di alcune attenuanti, come le puntuali defezioni di partita in partita – ma di certo il problema non è il reparto offensivo.
Il problema prioritario di casa Pescara è dalla cintola in giù. In avanti – lo dicono i numeri che, seppur sterili, fotografano inconfutabilmente la realtà – lo score è di tutto rispetto per tre uomini, quelli copertina. Maniero, Melchiorri e Pasquato, insieme, hanno griffato 20 delle 25 reti totali della squadra (pari all’80%) così distribuite: la M2 ha siglato 16 reti equamente distribuite tra i componenti (8 ciascuno, dunque) che rappresentano il miglior tandem-gol della B e 4 reti ha firmato Pasquato.
Pasquato e Maniero, inoltre, hanno una media reti in rapporto ai minuti giocati molto alta: l’ex Padova in appena 11 presenze ha racimolato 488’ con dunque un gol ogni 122’ mentre il capitano ha messo a referto 8 marcature in 10 presenze per 627’ totali (quindi un gol ogni 78,3 minuti,più un gol in Coppa Italia).
Manca la dote delle reti da sviluppo su palla inattiva, quella che era una caratteristica del Lanciano di Baroni, ed un migliore apporto in zona gol dei centrocampisti e difensori. Ma resta il fatto che il reparto offensivo è quello che meglio si sta comportando. Anche in chiave mercato gennaio, questo aspetto inciderà sulle valutazioni e le conseguenti scelte di intervento.
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