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L’EFFETTO PIGMALIONE NEL PESCARA (e non solo)

21.04.2016 15:07
Il momento del Delfino analizzato da un punto di vista del tutto peculiare, che non manca affatto di spunti interessantissimi. Ecco il nuovo appuntamento con la rubrica di PescaraSport24 “Calciologicamente”. Una analisi dettagliata sulle vicende biancazzurre affidata al dott. Pietro Literio. Buona lettura! Ancora lui, il rapace leader Lapadula che dopo lo splendido gol in rovesciata segna semplicemente di testa e fa vincere il Delfino per la quarta volta consecutiva. E il poker di successi è servito. L’effetto e fenomeno Lapadula cresce e segna sempre più! Ma torna a crescere anche la febbre per la serie A, che appare di nuovo un obiettivo concreto, raggiungibile e a portata di mano, ora che il Pescara sembra “uscito dal tunnel”. I biancazzurri hanno imparato a soffrire, a difendersi ordinatamente e a ripartire in contropiede: sono ora più capaci di rinunciare al gioco esclusivamente offensivo, mostrando una maggiore capacità di adattamento in campo e “facendo di necessità virtù”, in attesa del rientro degli altri titolari. Infatti, lo Spezia pur attaccando di più (51.0 contro il 46.7), pur avendo più possesso palla (61% contro il 39%) e giocando più palloni del Delfino (642 contro 431), ha vinto solo nelle statistiche ma non nel risultato finale. Ma come è riuscito il Pescara a tornare alla vittoria per ben quattro volte di seguito senza tanti titolari? I motivi ritengo siano principalmente tre: l’effetto “MV”, l’effetto “C” e l’effetto “Pigmalione”. Prima però di approfondire i tre motivi è necessario ricordare un concetto: la “circolarità” tra i quattro fattori o aspetti dell’attività sportiva, in particolare quella calcistica. Gli aspetti fisici (condizione), tecnici (qualità individuale e di squadra), tattici (organizzazione, posizioni e movimenti in campo dei vari giocatori) e mentali (convinzione, sicurezza nei propri mezzi) sono in una squadra tutti collegati strettamente tra loro: ognuno è allo stesso tempo causa ed effetto dell’altro. Senza dimenticare l’azione del “caso”: la fortuna o sfortuna (i famosi “episodi” nel calcio). Pertanto nel caso del Pescara, cambiando la tattica (a parità di condizione fisica e livello tecnico dei giocatori e della squadra tutta) e trovando un nuovo assetto difensivo, un nuovo equilibrio, con Mandragora (effetto “M”) centrale difensivo fisso (come a Cagliari nel primo esperimento) al posto dell’assente Campagnaro, è cambiata anche la “TESTA” della squadra (della difesa in particolare), che ha acquisito più equilibrio e quindi più sicurezza in campo. E ciò si è visto definitivamente contro lo Spezia, dove il Pescara ha rischiato pochissimo pur passando l’intero secondo tempo a difendersi bene nella propria metà campo. All’effetto Mandragora (un po’ come “Mandrake”), si aggiunge l’inatteso “effetto V” (Vitturini) che tatticamente ha ridato sicurezza ed equilibrio sulla fascia, dopo le incertezze di Mazzotta e l’assenza prolungata di Crescenzi. E i numeri confermano l’equilibrio tattico ritrovato in campo e in difesa: 7 gol fatti e solo 2 subiti nelle ultime 4 gare (con Mandragora centrale difensivo e Vitturini terzino), avvicinando il Delfino al ciclo positivo delle 7 vittorie consecutive (con Campagnaro in campo, dove il Pescara aveva subito 3 gol segnandone 15), ma soprattutto allontanandolo dal ciclo “negativo” delle precedenti 9 gare (senza Mandragora, Vitturini e Campagnaro in difesa) dove il Delfino ha subito 21 gol facendone solo 12. Il nuovo assetto ed equilibrio tattico conferma, inoltre, quanto studiato e sostenuto in psicologia, ossia che per uscire dalle situazioni problematiche spesso non bisogna fare di più ma diversamente, uscendo dagli “schemi”, creando ed inventando nuove risposte e soluzioni (tattiche in questo caso). Da qui l’importanza del livello tattico collegato alle scelte dell’allenatore Oddo: ovvero mettere il giocatore giusto, nel posto giusto al momento giusto (come un direttore d’orchestra), per far cambiare i risultati e la “TESTA(ovvero la sicurezza e la convinzione della difesa e della squadra tutta). Ma non bisogna assolutamente dimenticare che il poker di vittorie è frutto anche del Fattore “C” o COESIONE di gruppo: Pasquato, Lapadula e lo stesso Cappelluzzo, assieme a tutti gli altri giocatori, si sono sacrificati enormemente e compattati nelle ultime gare, tornando spesso in difesa a dare una mano al reparto difensivo: insomma sempre più “uno per tutti e tutti per uno” nel momento di maggiore difficoltà. Infine, l’ultimo effetto e forse il più importante: l’effetto “Pigmalione” (o più tecnicamente effetto “Rosenthal”), meglio conosciuto come teoria della “profezia che si autoavvera”, anch’esso frutto dell’azione dell’allenatore Oddo. Lo psicologo sociale Rosenthal condusse uno studio in cui fece CREDERE a degli insegnanti che avrebbero insegnato a bambini molto intelligenti e che potevano aspettarsi da loro una rapida crescita delle capacità intellettive e un alto rendimento scolastico. Dopo un anno scoprì che gli alunni che erano stati segnalati agli insegnanti come molto intelligenti, anche se non era vero (poiché avevano un quoziente di intelligenza nella media), avevano confermato le previsioni, anzi erano andati oltre le previsioni, perché avevano migliorato notevolmente il loro rendimento, avevano fatto maggiori progressi nella capacità di leggere, ed addirittura nei test di intelligenza mostrarono un aumento del “quoziente di intelligenza” superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti).   Non si trattava di un miracolo ma dell’effetto potente della FIDUCIA da parte degli insegnanti negli alunni (mostrata attraverso un vivo interesse, l’incoraggiamento costante, la fede continua nelle loro capacità, ecc.), dal momento che “erano considerati più intelligenti”. Ciò significa che quando si esprime convintamente (a livello verbale e non) una fiducia “cieca” negli altri e nelle loro capacità di raggiungere l’obiettivo prefissato, è molto probabile che l’obiettivo verrà raggiunto veramente. Al contrario, invece, la mancanza di fiducia produce frustrazione, insicurezza e paralisi. Così ha sempre fatto il nostro mister Oddo: ha continuamente manifestato una “fede assoluta, genuina” nei confronti della squadra e dei giocatori (e a loro modo anche i tifosi), nonostante il ciclo delle nove gare “negative” che avrebbe fatto perdere le speranze (e il posto) ad ogni altro allenatore. Ricordiamoci che la parola più usata e ripetuta in assoluto da Oddo in tutte le sue interviste e conferenze stampa è la parola “CONVINZIONE”: il suo “credo” convinto e ripetuto nei confronti della sua squadra e dei suoi giocatori. Pertanto la forza e la qualità della fiducia e delle aspettative che l’allenatore nutre verso i suoi giocatori (e la squadra tutta) sono in grado di influenzare fortemente il loro comportamento e il loro rendimento sportivo (in positivo o in negativo), facendo “avverare la profezia” (ciò che l’allenatore si aspetta). Oddo tuttavia, oltre ad avere fede nella sua squadra e nei giocatori, mostra altre caratteristiche tipiche di un leader: creatività, coraggio, profonda empatia verso i giocatori (con attenzione alla “testa”, ovvero alle emozioni dell’atleta), predicando allo stesso tempo umiltà. Infatti, ricorda ai suoi giovani talentuosi (come Caprari, Lapadula, Benali) la loro realtà recente e da dove venivano fino a poco tempo fa, così da “non montarsi la testa”. Insomma, Oddo è un leader e allenatore “altruista” con i giocatori, che ricambiano e ripagano con sacrificio e totale fiducia nelle sue idee e indicazioni. A questo punto, se equilibrio, organizzazione tattica e sacrificio (come umilmente Crotone e Trapani insegnano) sono diventate le “armi vincenti” del Pescara rimaneggiato e se “vincere aiuta a vincere”, allora la squadra “campione” (di coesione, di organizzazione e sacrificio) può battere le squadre di “campioni”, festeggiando così al meglio i nostri primi 80 anni ben portati. Staremo a vedere, ora che è ripartito, dove potrà arrivare questo nostro Pescara, rimanendo tutti, questa volta e fino alla fine, con i “piedi per terra”.  

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