Editoriale

Parola al rettangolo verde

03.02.2014 10:23

Il calciomercato si è (finalmente) chiuso, la parola passa ora al campo. E’ solo sul rettangolo verde, infatti, che si vedrà la bontà o meno delle scelte effettuate. In attesa degli sviluppi sulla questione societaria, le attenzioni sono giustamente calamitate dalla rincorsa alla Serie A che si è fermata da tre tappe, le gare perse – con varie motivazioni ed in diverse modalità – con Empoli, Juve Stabia e Trapani.

La campagna acquisti – che non ha lasciato tutti gli sportivi pescaresi soddisfatti – ha consegnato a Pasquale Marino una rosa numericamente immutata – alle 7 partenze son corrisposti altrettanti arrivi – ma probabilmente più competitiva, anche se in alcuni ruoli non omogenea (molti esterni e molte punte, ad esempio). Le direttive base erano chiare: nessuno stravolgimento ad una rosa ritenuta attrezzata per raggiungere l’obiettivo finale, ma interventi mirati a colmare le lacune evidenziate nella prima parte di stagione. Chi chiedeva il bomber da doppia cifra è rimasto deluso, ma in una situazione generale del calcio italiano non roseo – ed avendo nella truppa attaccanti sui quali si fa assoluto affidamento – spendere cifre come quelle stanziate dal Carpi per Ardemagni non era possibile. Non solo per questioni “meramente” economiche, anche per non rompere un gruppo che viaggia in armonia. Uno sforzo finanziario – che si lega alla questione bomber – in realtà è stato fatto: alle tante richieste pervenute per Sforzini si è detto no, l’ultima con mittente Leeds era davvero importante. Tra prestito oneroso e riscatto a fine stagione, infatti, la cifra proposta dagli inglesi era praticamente pari a quella sborsata dai biancazzurri esattamente un anno fa. L’ex Grosseto è il “vero” acquisto di questa sessione di mercato per il reparto offensivo, più della “Pantera Nera del Mali” Samassa, e l’attestato di fiducia della società costituirà lo sprone per archiviare definitivamente un 2013 falcidiato da infortuni e sfortuna.

Operazione Caprari: in molti non ne sono stati soddisfatti, ma rappresenta un buon colpo. Per riavere metà cartellino di un classe ’93 con già due campionati importanti alle spalle, infatti, si sono restituiti i cartellini di tre giocatori che nella loro avventura a Pescara hanno lasciato poche tracce mantenendo però quello di Politano. Il bilancio tra estate e gennaio sull’affaire Caprari, insomma, vede sorridere i biancazzurri. Certamente si sono persi i diritti esercitabili sul cartellino di Viviani – elemento di prospettiva che però, causa infortunio ed esplosione di Brugman, a Pescara non si è imposto – ma non si poteva chiudere la trattativa in altro modo. La partenza dell’ex Padova, ora a Latina, però, lascia scoperto un ruolo palesando la vera lacuna della sessione invernale in casa Pescara: il vice play. Qualora mancasse Brugman, infatti, in organico si dovrebbe sopperire alla sua assenza adattando qualcuno nel suo ruolo. L’arrivo di Bovo – ottimo colpo per il reparto mediano – puntella il centrocampo con un uomo che fa del dinamismo e degli inserimenti senza palla i suoi punti di forza. Si è integrata la mediana con un elemento dalle caratteristiche diverse dall’uruguaiano e dal duo Rizzo-Nielsen: era quello che serviva, ma era necessario anche altro. Il no di Guana, però, ha complicato i piani.

Serviva anche un vice Balzano, è arrivato. Inutile nascondere che Salviato rappresenti una terza scelta (Rispoli, Sampirisi e forse altri interpreti erano i preferiti) e che sia arrivato tardi (sarebbe dovuto arrivare ad inizio sessione). Prima Marino aveva due calciatori specifici per la fascia mancina (Frascatore e Rossi) ed uno per quella destra (Balzano); ora ha un esterno di ruolo per entrambe le corsie (Salviato e Rossi) più il capitano che può giocare su entrambi i lati. Per il resto sono sbarcati in Abruzzo tre giovani (Svedkauskas, Milicevic e Di Francesco) che per motivi diversi vivranno una stagione di apprendistato ai margini della prima squadra.

Il bilancio del mercato, insomma, sulla carta recita il segno positivo nonostante sia mancato il “colpaccio”, ma ora dovrà essere il rettangolo verde a dare il suo inappellabile verdetto. In un campionato livellato verso la mediocrità e nel quale metà delle contendenti sono racchiuse in appena 10 punti nella parte nobile della graduatoria, il vero valore aggiunto deve essere portato dalla panchina. Da intendersi non solo come “ricambi all’altezza”, ma anche e soprattutto come “guida tecnica”. Pasquale Marino è chiamato a fare la differenza. Sarà lui, nel bene o nel male (come a Castellammare), ad essere l’ago della bilancia. La parola, adesso, passa al campo. 

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