Una serata magica trasformata in un incubo. Che delusione!
Cronaca di una tremenda beffa, che sarà difficile da dimenticare
Assorbire la delusione sarà durissima, ci vorrà tanto tempo. Dopo 120 minuti di lotta, sudore e grandi emozioni il Pescara perde alla lotteria dei rigori, pagando dazio dopo i 5 canonici rigori e dunque ad oltranza in una serata che sembrava magica e che si è rivelata alla fine un vero incubo. Il Foggia può festeggiare l'approdo in Finale, dopo aver venduto a carissimo prezzo la pelle senza mai arrendersi sino all'ultimo secondo disponibile. E forse per i rossoneri è stato anche più bello così, contro una rivale storica e nel modo più beffardo possibile. Che delusione per il Delfino! Con il Foggia in questa stagione ha regnato sempre e solo l'equilibrio: 0-4 allo Zaccheria con Boscaglia e Colombo in panchina (gara fatale al primo dei 4 tecnici stagionali dei Satanelli), 0-4 all'Adriatico con Gallo trainer ospite (e Colombo sulla graticola, al 90' contestazione che non ha prodotto il ribaltone immediato a Pescara, con il primo tecnico biancazzurro in stagione poi esonerato dopo il ko di Cerignola contro una Audace poi fatta fuori dai playoff proprio dal Foggia) e doppio 2-2 sul campo (con Delio Rossi e Zeman allenatori) prima della lotta all'ultimo penalty. Si pensava ad un Foggia più stanco (aveva una gara in più, proprio il derby con il Cerignola) e malconcio (tra infortuni e squalifiche) rispetto ad un Delfino che aveva anche messo in discesa la semifinale di ritorno, davanti a 20mila persona, con la rete del redivivo Cuppone – rispolverato ai playoff da ZZ dopo esser stato a lungo in naftalina e protagonista a suon di gol – dopo nemmeno 2 giri di orologio. E invece, come nella gara di andata quando si era avuta la forza di ribaltarla, con un aiuto dalla Dea Bendata sotto forma di pali (2) centrati dalla Rossi's Band, il Delfino – contrariamente alle indicazioni del Demiurgo di Praga – ha tirato i remi in barca, provando a gestire il minimo vantaggio. E questa squadra, anche nella precedente gestione, ha dato prova di non saper abbassare i ritmi per gestire e conservare. Deve sempre provare a giocare e a fare gol. Paura di vincere? Forse. Calo fisico? Probabilmente no, perchè il Pescara ha corso e corso tanto, ma male e spesso a vuoto, arrivando dopo sulle seconde palle contro i Diavoli rossoneri che si sono dimostrati più reattivi e famelici. E pensare che il Pescara aveva avuto anche le occasioni per dare scacco matto, la traversa di Brosco al 40', ad esempio, e il gol di Merola al 69' annullato dal Var per il millimetrico fuorigioco. E non crediamo ad una questione atletica anche perchè, nonostante la fatica e la paura, con la rete di Jacopo Desogus sotto la Curva Nord a inizio overtime sembrava quasi fatta, a scacciare streghe e fantasmi sull'Adriatico e a rendere davvero indimenticabile una serata al cardiopalma e che è comunque entrata di diritto nella storia del Delfino. E invece il Foggia, con la sola forza della disperazione e dando seguito ad un trend già visto nei precedenti 2 turni dei playoff, ha raddrizzato in extremis la partita e cambiato la storia. Il pari rossonero al 97' di Rizzo, appena dopo l'ingresso di Markic ad allungare il recupero e a dare l'ultimo assalto “in the box”, era un segnale nefasto, a strozzare in gola l'urlo di gioia di uno stadio intero che era letteralmente esploso dopo nemmeno due minuti dal calcio di inizio, quando la rete di Luigi Cuppone aveva indirizzato una partita che poi si è rivelata ben più complicata del previsto e che nei titoli di coda aveva riservato il finale thrilling dei tempi regolamentari. E c'era stata poi una magia sull'asse Rafia-Desogus, che sembrava aver definitivamente spezzato l'incantesimo dei Satanelli di Puglia e liberato il Delfino, che forse si era messo precocemente a pensare alla doppia sfida che valeva tutta una stagione. E che ora si giocherà il Foggia, che proprio con Markic, l'uomo del destino, a 5 minuti dal triplice fischio ha mandato tutti ai rigori. E anche qui il Pescara è stato in vantaggio, grazie al doppio errore consecutivo di Garaffoni ed Ogunseye. Ma il Fato cinico e baro ha voluto che Cancellotti, già rigorista in stagione, e Aloi, tra i più esperti e carismatici, fallissero i tentativi decisivi prima dell'errore fatale di Desogus, colui che aveva illuso tutti e che invece ha consegnato agli archivi una tremenda beffa, che sarà difficile da dimenticare. E adesso la Finale sarà quella che nessuno si aspettava, Foggia-Lecco. Con le grandi favorite Crotone, Cesena, Pordenone e Pescara a guardare
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