"Un'emozione per sempre, remix 2024" - Il Delfino Rampante racconta....
Post debutto di Cascio
Riecco la più originale rubrica del Delfino Rampante. Cosa ci racconterà oggi? Basta leggere per scoprirlo!
Vorrei poterti ricordare così, con quel sorriso acceso d'amore: come se fosse uscita di colpo lì un'occhiata di sole. Maggio 2003, Eros incide "Un'emozione per sempre", canzone diventata tormentone estivo che quell'anno si aggiudicò anche il Festivalbar.
Certi amori regalano, un'emozione per sempre. Quella stessa emozione che, probabilmente, avrà provato Emmanuel Cascione ritrovando, nel bel mezzo del suo cammino, il Pescara. Da Zeman a Zeman. Più o meno così il percorso dell'attuale tecnico biancazzurro. Dodici anni e un mesetto: tanto è passato dalla rete - la sesta di sei - che Cascione/giocatore ha messo a segno nel favoloso blitz di Padova - era il 20 aprile 2012 - che ha dato il là alla meravigliosa cavalcata verso la Serie A della Zemanlandia in riva all'Adriatico alla vittoria di misura (1-0) di sabato scorso nello scontro diretto casalingo contro il Pontedera.
Tre punti, oggi come allora. Seppur diversi nella conta finale dei gol. Seppure in un'altra categoria, per altri e ben più prestigiosi obiettivi. Dall'altra parte della barricata, oggi, per il trainer calabrese che, sabato scorso, ha voluto cambiare poco, preferendo lavorare sulla testa. Queste, sintetizzate, le parole del neo tecnico biancazzurro al termine della partita.
Stesso modulo (4-3-3). Più o meno stessi uomini. Risultato, fortunatamente, opposto rispetto alle ultime performance del Delfino. Praticamente, E=mc2. Tutto è relativo. Senza scomodare oltre Albert Einstein.
Stessa modulo, stessi uomini: dicevamo. Squadra, però, più equilibrata. Più propensa al sacrificio, alla sofferenza. A mettere il cuore oltre l'ostacolo per raggiungere i tre punti che, in casa Pescara, mancavano da un mesetto: era il 24 febbario scorso e i biancazzurri battevano - con lo stesso risultato - la Lucchese all'Adriatico. Grazie ad una rete, manco a dirlo, di Merola che quest'anno canta e porta la croce: con la marcatura al Pontedera, infatti, sono 15 i bersagli grossi centrati in 33 partite. Quasi un gol ogni due gare per il 10 di Santa Maria Capua Vetere.
Teleguidato, come d'altronde il resto della squadra, dall'Emmanuel in panca. Poco seduto e spesso, anzi quasi sempre, in piedi nell'area tecnica - e pure un pochino oltre - per dirigere, a mo' di joystick, i suoi da bordo campo. Con energia, passione e rabbia agonistica perché, lui lo sapeva benissimo, i tre punti col Pontedera erano oro luccicante. Al pari di quella corsa verso ovest alla ricerca del metallo prezioso che ha visto protagonisti i cowboy in America e Canada a partire dalla metà del XIX secolo.
Insomma, una sorta di California Gold Rush oppure febbre dell'oro, se preferite. La nostra California. La nostra febbre, il nostro oro. Come nel celebre film di Charlie Chaplin, proiettato per la prima volta nel lontano, ormai, 1925.
E, a proposito di film, nel 1981 esce un'icona del cinema mondiale, che porta il titolo di "Victory". Dalle nostre parti è conosciuto come "Fuga per la vittoria". Tutti lo ricorderete. C'erano, tra gli altri, Pelè, Bobby Moore, Ardiles, Van Himst. Che, insieme a Stallone, per tornare ai viaggi Oltreoceano in cerca di fortuna, compirono la loro corsa [fuga] verso la libertà. Quella corsa che il Pescara visto contro il Pontedera ha riproposto sulla corsia sinistra del campo: Accornero si trasforma in contagiri, Milani galoppa, Merola gonfia la rete. Certo non in rovesciata come il Pelè del film ma l'importante era segnare. Sbloccare il risultato e mantenere il vantaggio fino alla fine. Come dire, reggerete finché non vi sostituiranno per restare in tema di pellicole belliche e fare un salto al D-day.
Missione compiuta. Per il momento, il nostro D-day è passato indenne. Ostriche e champagne, comunque, possono attendere. Bisognava fare di necessità virtù e tanto è stato. Per riprendere fiducia, scavalcare il Pontedera in classifica e tenere a debita distanza le inseguitrici più prossime.
Insomma, senza ansie, il primo mattoncino è stato messo. Una sorta di piece of my heart successo musicale globale di Erma Franklyn - sorella della ben più famosa Aretha - cantato pure nella tre giorni americana di Woodstock del 1969. Come dire: "fammi sognare lui allunga la mano e si tocca l'America", tornando geograficamente al di qua dell'Atlantico e scomodando Gianna Nannini.
Come quel pezzo del cuore di Emmanuel Cascione lasciato a Pescara ormai 12 anni fa e qui rimasto per sempre. Con un obiettivo, un lavoro da finire, un riscatto da raggiungere dopo la sciagurata retrocessione in biancazzurro dalla A alla B del 2012/2013.
Siamo nella settimana che ci conduce dritti dritti verso la Pasqua. E chissà che la resurrezione - laica s'intende e quindi rigorosamente con la minuscola - del Pescara non ricominci da quella Romagna "sua" nella quale il tecnico dal nome biblico ha militato da calciatore per ben cinque stagioni consecutive.
E allora non ci resta che aspettare sabato santo per vedere i biancazzurri impegnati nella tana del Cesena capolista chiedendo al tecnico pescarese, come canta Gaetano Curreri, di tornare ad andare nel vento e riaprire le ali... Sorprendimi[ci]!
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