Mission (im)possible
Sulla carta non c’è paragone, non solo per storia, blasone e qualità ma anche e soprattutto per rendimento: 47 punti di differenza tra le due squadre, 59 reti bianconere all’attivo (secondo miglior attacco) contro le sole 21 biancazzurre (peggior reparto offensivo), 19 reti incassate (di gran lunga la miglior difesa) da Buffon e soci contro le 61 raccolte da Perin e Pelizzoli (peggior difesa) nella propria rete. L’impietoso raffronto statistico potrebbe continuare con altre numerose voci, ma è meglio fermarsi qua nel presentare una sfida sulla carta impossibile.
Motivi di ottimismo, al di là del gap tecnico incolmabile, non è possibile trovarli qualsiasi cosa si valuti. Una squadra rassegnata, preda delle sue stesse paure oltre che delle proprie carenze, non permette di presentare il Delfino in modo diverso da una vittima designata sull’altare delle insaziabili ambizioni della Zebra. Servirebbe uno scatto d’orgoglio, una prova di dignità e d’amor proprio per onorare la maglia e cercare di andare oltre i propri limiti per ben figurare a Torino: viste le deludentissime (eufemismo) prove offerte in questo girone di ritorno (1 punto portato a casa su 33 disponibili, ma oltre allo scarno bottino c’è da considerare il contenuto delle prestazioni) non sembra possibile uscire indenni da Torino. Ci sarebbe piaciuto poter scrivere altro, per questa gara come per il resto del campionato, ma appellarsi all’aritmetica e alle frasi fatte (“il pallone è rotondo”, “nel calcio non si sa mai” etc etc) diventa stucchevole ed anche sciocco.
Ci sarà una Juventus alle prese con defezioni in difesa, con condizioni psicofisiche sicuramente particolari poichè in mezzo al duplice impegno di Coppa e probabilmente senza la giusta cattiveria agonistica dovendo incrociare una squadra ormai allo sbando. Queste considerazioni aprono un flebile spiraglio alla speranza di non andare incontro ad una nuova umiliante disfatta, a patto che si giochi la partita della vita. Potrebbe ripetersi la storia di Davide e Golia o, per lo meno, si potrà uscire dal campo a testa alta, anche senza ripetere quel famoso 5-1 rifilato da un Pescara già retrocesso ai bianconeri (altra epoca, altra Juve ed altro Pescara). Il tempo dei sogni è trascorso ormai, non resta che appellarsi ad uno scatto d’orgoglio da regalare al popolo biancazzurro che non chiede la vittoria ma che si onori sempre e comunque la maglia. Mission impossibile anche questa?
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