IMPARARE A SOFFRIRE
Riecco la rubrica realizzata in collaborazione con il dott. Pietro Literio
Il Pescara ed il suo momento visti da un'angolazione del tutto peculiare, quella di "Calciologicamente", la rubrica di PescaraSport24 redatta dal dott. Pietro Literio.
Buona lettura!
Che grande abbraccio, che liberazione contro lo Spezia. Simbolo del ritorno ad una vittoria soffertissima ma epica, dopo oltre 2 mesi di sofferenza crescente.
Da quando c’è Pillon abbondano gli abbracci in campo (in Palermo, Bari e Spezia) e con i tifosi. Ma cosa sta accadendo? Magicamente una paura più grande (quella della retrocessione) ha spazzato via tutte le paure precedenti: di perdere, di non farcela, di sbagliare, di fallire i play-off, compattando squadra e ambiente per il bene più grande: la sopravvivenza in serie B.
Non più in conflitto, squadra e tifosi (ora 12esimo uomo in campo), ma uniti contro l’incubo e nemico comune (la lega Pro), per salvare un patrimonio prezioso che è di tutti NOI.
E così il NOI (la coesione) riprende il posto dell’IO e del TU, tra loro prima contrapposti. Ma un altro circolo vizioso è stato finalmente interrotto: quello dell’accanimento terapeutico.
Per dirla con Psicologia, “i tentativi di risolvere i problemi stavano diventando sempre più il problema” principale. In altre parole, “quando i rimedi diventano peggio del male” da curare.
Ma ad indicarci la strada giusta da riprendere, con semplicità e umiltà, è stato (si può dire ormai) “uno di noi”: Bepi Pillon, che vive Pescara nel bene e nel male, nella buona e nella cattiva sorte, portando la sua filosofia e il suo carattere (forte e gentile). Per dirla con parole sue: “se tu molli sei finito.. occorre la determinazione, l’aggressività, non mollare mai… anche e soprattutto nelle difficoltà, facendo passare il momento. Se sei molle non ti salvi. Bisogna pensare solo alle partite e non ad altro, tirando fuori le nostre qualità che ci sono. Cercherò in tutti i modi di portare a termine l’obiettivo che ho nella mia testa: la salvezza.”
Dalla tradizione del nord-est, ha portato a Pescara la concretezza, la compattezza, la solidità, attraverso il suo mantra: tosti, coraggiosi, con gli attributi. Ma ha portato anche concentrazione solo su quello che si deve fare, volta per volta, isolandosi dall’esterno.
Un vero lottatore e mastino del calcio, tignoso, aggressivo, che non molla mai fino alla fine, finché salvezza (forse) non ci separi, fino all’ultima partita con il Venezia. Un vero esempio di forza, determinazione e, allo stesso tempo, di calma e pazienza (“un po’ alla volta” per dirla alla Pillon). E “il buongiorno si è visto dal mattino”, alla prima contro il Palermo, con vittoria quasi sfiorata.
Ma oltre a unire e tenere la barra dritta fino alla fine, Pillon ha compiuto un’altra magia: ha ridato certezze e sicurezze in campo, mettendo in pratica un principio fondamentale della “teoria generale dei Sistemi”: prima accomodamento (o adattamento) e poi ristrutturazione.
In altre parole, è tornato alle origini, al conosciuto, all’usato sicuro, al 4-3-3 zemaniano (rassicurante e familiare ai giocatori) e, poco alla volta, ha introdotto cambiamenti tattici utili alla causa: un mix di accorgimenti difensivi, pressing alto, maggiore aggressività sui portatori di palla, intensità nel gioco e innesti chiave (vedi Machin, Falco e Fiamozzi).
E così, con il suo carattere (tignoso e umile), con il suo essere e il suo esempio, Pillon “ha fatto breccia” nella testa dei giocatori (e dell’ambiente), confermandosi leader motivazionale (oltre che tattico), come dimostrano il gioco, i risultati e la coesione finora ritrovati.
In questo percorso il Pescara (ma anche l’ambiente) stanno acquisendo una grande dote: quella di imparare a soffrire, superando le paure, le divisioni e le avversità, accrescendo così la propria forza (o resilienza si direbbe in psicologia).
Ma non è finita: perché se non fosse ancora chiaro, “l’unico modo per uscire dalla crisi, più forti di prima, è passarvi attraverso”, tutti insieme appassionatamente. Forza Pescara!
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