
Una nave in tempesta
Adesso è crisi conclamata, a tutto tondo
Adesso è crisi conclamata. Di risultati e di prestazioni. Il bel Pescara che fu, che comunque era andato ben oltre le proprie possibilità, si è smarrito. Se definitivamente o meno lo capiremo già nelle prossime 3 partite, quelle finali di regular season che faranno da prologo ai playoff, che però oggi assumono connotati diversi da quelli che avevano fino a 3 settimane fa. Prima l'obiettivo dichiarato era prendersi il terzo posto del girone, quello che garantisce l'accesso agli spareggi promozione dalla Fase Nazionale, oggi è provare a prendersi almeno il quarto, che consente di saltare il primo turno a gara secca e di iniziare il percorso con una gara casalinga che ha come vantaggio l'affrontare la squadra peggio classificata del lotto con a disposizione 2 risultati su 3 al novantesimo per passare il turno. Tre sconfitte consecutive e un solo punto nelle ultime 4 partite hanno prodotto il nuovo, eclatante rallentamento di una squadra che con 5 risultati utili consecutivi aveva ripreso a fatica il suo cammino dopo 3 mesi nerissimi. Evidentemente il Delfino malato non era guarito. La squadra di oggi è molle, insicura e incapace di offrire una proposta di gioco non solo convincente ma concreta, lontana parente di quella che per quasi tutta la prima parte di campionato era stata capace, grazie a compattezza ed organizzazione, di guidare a lungo la classifica e di ricreare un entusiasmo in città che adesso si è nuovamente spento. Ritmo, brillantezza fisica, intensità e autostima, ovvero le prerogative peculiari della prima versione della banda Baldini, sono adesso solo ricordi di un gruppo smarrito e in piena crisi di identità. Alibi e giustificazioni non servono, nonostante i dubbi su alcune situazioni arbitrali che pure hanno inciso, perchè il problema è più profondo e complesso e affonda le sue radici su quelle lacune strutturali della rosa che prima si riuscivano a mascherare ma che ora riverberano tutti i propri effetti negativi. La sconfitta con l'Arezzo ha prodotto l'aggancio dei toscani in classifica, che adesso hanno anche il vantaggio degli scontri diretti, e dunque nei prossimi 270' di campionato è forse più opportuno provare a recuperare la quarta piazza, insidiata anche dalla Vis Pesaro a -2 e dal Pineto a -3 (anche contro queste squadre il Delfino è in svantaggio nella classifica avulsa), invece di pensare al gradino più basso del podio, che per l'aritmetica è ancora possibile (Torres a + 3, che virtualmente è tuttavia un +4 dato l'esito del doppio confronto) ma che con queste premesse risulta assai difficile da agguantare. Domenica si torna subito in campo, a conclusione di un ciclo intensissimo di 3 gare in 9 giorni, e forse è un bene, per non rimuginare troppo su quel che poteva essere e non è stato e per provare a dare un segnale concreto. Si giocherà di nuovo in casa, dove però la squadra fatica molto, e di certo la tifoseria non stenderà il tappeto rosso ai biancazzurri. In città si respira un clima di sfiducia crescente, un malumore non più solo nei confronti della società ed in particolare del presidente Daniele Sebastiani ma anche dei giocatori e del condottiero. Perfino mister Silvio Baldini, fino a qualche giorno fa immune da critiche, adesso è finito nel mirino dei tifosi. Qualche sua scelta e un crescente nervosismo hanno creato malumore, ma è innegabile che se questo Pescara nutre ancora qualche speranza di poter fare qualcosa di buono è perchè c'è lui in panchina. Ha esperienza, capacità e competenza per guidare una nave in tempesta, adesso però deve tenere saldamente il timone in mano.
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