Peccati di gioventù ed errori, ma anche tante cose buone
Il processo di crescita di un gruppo giovane ha alti e bassi inevitabili
Un Delfino bello e sciupone si perde in un mare di rimpianti. In estrema sintesi, è questa l'immagine del post Perugia in casa Pescara. Sia chiaro: uscire indenni dal Curi è sempre una buona cosa, ma stavolta al triplice fischio la sensazione non può che essere quella dell'occasione sprecata. Non solo e non tanto perchè il Perugia è ancora un cantiere aperto, molto più del Pescara, dato che solo da pochi giorni sono state gettate le fondamenta della costruzione, ma soprattutto per l'andamento della partita. L'amaro in bocca deriva essenzialmente da come si è sviluppata una gara che il Pescara ha ben interpretato per larghissimi tratti, ma che ha avuto il demerito di non chiudere, anche per un po' di sfortuna, e di lasciare in bilico fino alla fine dopo un evidente calo negli ultimi 15 minuti. “Nel secondo tempo siamo stati troppo passivi ed in altre gare potremmo pagare questa cosa”, aveva detto Zeman dopo la vittoria con la Juventus. Ed in effetti così è stato al Curi, come sostenuto nel post gara dallo stesso Sdengo. Eppure al netto di questa inoppugnabile opinione, stavolta anche le scelte del nocchiero di Praga sui cambi non hanno convinto, sia per i tempi sia per gli interpreti scelti: solo 3 sostituzioni effettuate e tutte a 10 minuti dalla fine, lasciando in mediana due tra i più giovani della rosa che hanno nel proprio bagaglio appena pochissimi minuti disputati tra i professionisti (i classe 2003 Manu e De Marco, che provengono dalla serie D). Nel momento del presumibile forcing perugino, che poi si è puntualmente verificato, in un clima da battaglia ed in un ambiente caldo, probabilmente era meglio affiancare ad Aloi, un po' in debito di ossigeno ma non completamente in apnea, Luca Mora, il senatore del gruppo. Quando le partite diventano sporche, servono mestiere e malizia ed i due centrocampisti, insieme a Brosco, sono gli unici in rosa a poter garantire quel tasso di esperienza che in taluni frangenti è più importante del talento puro. Ma il rammarico per 2 punti gettati alle ortiche per peccati di gioventù e macroscopici errori sotto porta può e deve essere mitigato dalle note positive viste in Umbria, che non sono state poche. Sul piano del gioco e della mentalità il processo di crescita della squadra procede bene: il recupero alto del pallone, la capacità di verticalizzare ed il fraseggio rapido nello stretto sono concetti zemaniani che il gruppo sembra già aver recepito ed assimilato. La catena di sinistra resta quella più concreta ed affidabile, un punto di forza che va ulteriormente potenziato ed accompagnato dalla crescita dell'asse di destra che ad oggi paga la scarsa vena di Merola. Il PEscara è tra le squadre più giovani non del girone, ma di tutta la categoria. Servono tempo e pazienza. D'altro canto “Rome wasn't built in a day”. E nemmeno Zemanlandia
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