"Vado al massimo" - Il Delfino Rampante racconta.. (PescaraOlbia 4-0)
Sdengo, Bagnoli e un Grifone...biancazzurro
Riecco, puntualissimo, un nuovo appuntamento con il Delfino Rampante, che a modo suo ci racconta il momento biancazzurro. Buona lettura!
L’unico vero rivoluzionario nel mondo del calcio in età contemporanea è Zdenek Zeman. Sono, più o meno, le parole che Osvaldo Bagnoli pronunciò durante un’intervista circa 33 anni fa. Quando la Serie A era ancora il campionato più bello e competitivo d’Europa.
Siamo nella stagione 1990/91. La città di Genova – calcisticamente parlando - era sulla cresta dell’onda: la Samp di Vialli e Mancini, allenata da un guru dell’Est di nome Vujadin Boskov da Begec (Serbia), vinceva lo scudetto mentre, sull’altra sponda, il Genoa di Bagnoli – che poco più di un lustro prima aveva regalato lo storico scudetto all’Hellas – conquistava l’Europa dalla porta principale, trascinata da un’altra leggenda del calcio dell’Est di nome Thomas di cognome Skuhravy da Cesky Brod, cecoslovacco come il Maestro boemo dell’Adriatico.
Coppa Uefa 1991/92: al primo turno il Grifone – che ai Quarti quell’anno sbancò Anfield diventando la prima squadra italiana a vincere a Liverpool – becca il Real Oviedo, formazione iberica all’esordio in Uefa come i rossoblù. Il Genoa – dopo una doppia sfida complicatissima - si qualifica al secondo turno grazie al 3-1 realizzato da Skuhravy con una precisa torsione di testa in piena zona Cesarini che non lascia scampo al portiere spagnolo e fa godere Marassi.
E ieri, la capocciata di Luigi Cuppone da Nardò, che ha aperto le danze nella goleada rifilata dal Pescara all’Olbia facendo godere il semi-deserto Adriatico, ha ricordato proprio la rete che il gigante cecoslovacco siglò con quel Genoa dei sogni consentendo alla squadra dell’allora presidente Spinelli di iniziare quella cavalcata fermata solo dall’Ajax in semifinale.
Terza vittoria di fila in campionato. Undici gol realizzati e solo uno subito negli ultimi 270 minuti. Il Delfino, dunque, pare si sia messo alle spalle la crisi e abbia iniziato a danzare sulla cresta dell’onda.
1982. Mentre gli Azzurri del Vecio (per i più giovani Enzo Bearzot) vincevano la Coppa del Mondo al Bernabeu, in Italia Vasco Rossi incideva una canzone storica che faceva, più o meno, così: “voglio vedere come va a finire, andando al massimo senza frenare”. Versi che ben si addicono all’attuale momento dei biancazzurri che dal 28 novembre scorso (2-0 al Latina in Coppa Italia) non ne hanno sbagliata una e, come canterebbe il Vasco, stanno andando “al massimo, a gonfie vele”. Sospinti dal Maestro Boemo, il nostro Eolo (il nostro dio del vento) che da Est, terra di ideologie, cambiamenti e rivoluzioni, sta spirando nuovamente forte e fiero dalle parti dell’Adriatico.
Al festival del gol di ieri oltre a Cuppone, Dagasso ed Aloi, è tornato a partecipare anche l’estone Gheorghi Tunjov: come dire – Angelo Branduardi ci scuserà per questo -, poco fiera tanto vento dell’Est. Levante, Oriente: refrain, come si nota, che ha spesso accompagnato il football del Belpaese. Pescara compreso.
Nel 4-0 del Saturday afternoon, inoltre, non poteva mancare il contributo del nostro Alessandro Plizzari, alias uomo-ragno, che, sullo 0-0, ha blindato il risultato grazie ad un riflesso felino con il quale ha disinnescato l’unica palla gol capitata in novanta minuti ai sardi dell’Olbia.
Olbia, dal greco Olbiòs: felice. Come quel sentimento cantato da Al Bano – salentino al pari di Cuppone – proprio nel 1982 insieme a quel massimo di Vasco. Questione di tempi. Questione di momenti. Questione di attimi. Quegli attimi di felicità, tornando alla musica, vissuti ieri dai pochi intimi dell’Adriatico e dai ragazzi della Curva Nord che hanno incitato la squadra fino al novantesimo dall’esterno – causa squalifica del settore – e poi sono stati ripagati dalla vittoria e dal saluto di Brosco e compagni. A simboleggiare un unicum. Un abbraccio. Quell’abbraccio che, richiamando una famosa filastrocca, “è come il vento […], ha dentro mille suoni […] e non puoi vivere senza”.
D’altronde, al di là della filastrocca, lo narrava pure il nostro Al Bano insieme a Romina: “tenersi per mano e andare lontano […], restare vicini come i bambini”.
E allora, teniamoci per mano e continuiamo ad andare lontano. Restando vicini e sognando. Già dai due impegni della prossima settimana quando, in una doppia trasferta che sa un po’ di nostalgia, incontreremo il Catania (Coppa Italia) al Cibali – sperando che sia di nuovo clamoroso ma questa volta per i nostri colori – e l’Ancona al Conero per un romantico derby di campionato dell’Adriatico.
Andiamo al massimo, meglio rischiare…. Parole di Vasco Rossi. Speranze di tutto popolo il biancazzurro.
Dopotutto, lo insegnava anche Gentil Cardoso, mitologico allenatore brasiliano tra il 1938 e il 1967 e antesignano della Zemanlandia dall'altra parte del globo che, in un ossimoro col proprio nome, profetizzava: la miglior difesa è l'attacco.
E allora, all'attacco... Pescara!
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