Il centrocampo, da tallone d'Achille a punto di forza
In pochi mesi è cambiato tutto
Uno dei segreti del Pescara capolista, imbattuto ed in fuga? Il centrocampo, abbastanza a sorpresa. Il reparto mediano, che nella scorsa stagione era uno dei talloni d'Achille della squadra, nel 2024-25 è invece un vero punto di forza del Delfino che corre velocissimo e con un'andatura da big. Merito di mister Silvio Baldini innanzitutto, perchè il mercato in realtà non ha poi inciso troppo. In estate, sul gong di sessione, erano arrivati due big per la serie C, l'ex Luca Valzania e Lorenzo Lonardi, ma il secondo ha giocato poco e rivedrà il campo solo l'anno prossimo ed un solo elemento, pur di categoria superiore, non può aver da solo cambiato fisionomia e, soprattutto, rendimento al settore che rappresenta il cuore della squadra. L'anno scorso, in particolare nella gestione Zdenek Zeman, il centrocampo era il reparto che cambiava più spesso, quasi ad ogni partita, anche nei momenti migliori e a prescindere dal risultato della precedente gara. C'era innanzitutto l'enigma play, con tre uomini ad alternarsi: Squizzato, mai convincente, Aloi, il fedelissimo al quale Sdengo, come centrale o come interno, non rinunciava mai, e Dagasso, il giovanissimo canterano che era al primo anno tra i grandi. Come interni, invece, il Demiurgo di Praga era partito con Tunjov e Dagasso, salvo cambiare di continuo (come i successori Bucaro e Cascione) in primis per le difficoltà dell'estone, che era partito benissimo soprattutto in zona gol (5 reti nelle prime 6 gare disputate) ma che poi si era gradualmente perso, per l'attitudine non certo positiva di estraniarsi dalla partita e di sacrificarsi poco per il collettivo. Quest'anno, invece, la musica è cambiata ed il merito è innanzitutto della panchina biancazzurra. Stesso assetto di squadra e di reparto, con 3 uomini in mezzo, ma compiti ed interpretazione ben diversi, meno estremi. Valzania, per esperienza, carisma e qualità è di certo giocatore di categoria superiore, ma da solo non può aver fatto cambiare volto ad un centrocampo che doveva avere come perno anche Lonardi, che ha messo insieme 358 minuti distribuiti in 7 apparizioni, ma che dal 30 settembre, giorno in cui si è rotto il legamento crociato durante la sfida poi vinta per 2-1 con il Carpi, è ai box con la triste prospettiva di almeno sette mesi di recupero. Il giocatore di proprietà Sudtirol doveva essere il metronomo e il cervello del Pescara e stava provando a prendere in mano le redini della squadra quando il ginocchio ha fatto crack e lo ha spedito ai margini, riconsegnando indirettamente le chiavi della squadra e la sedia da regista a quel Niccolò Squizzato che era partito in stagione come titolare con risultati non memorabili, tanto che alla terza partita, quella di Rimini, mister Baldini lo aveva cambiato (insieme a Tunjov) dopo appena 24 minuti da inizio partita. Adesso, invece, l'ex Inter, responsabilizzato e libero da pressioni, sta giganteggiando come centrale, con compiti di schermo dei Dioscuri della difesa ma anche di organizzazione del gioco in fase di possesso. L'anno in più di esperienza si sta facendo sentire, come per Dagasso che ormai non è più una sorpresa ma una solida realtà monitorata da club di categoria superiore (Venezia, Genoa, Udinese, Samp e Lecce). E che dire di De Marco? Il classe 2004, già decisivo con 2 gol da 6 punti, non è una semplice alternativa ma un titolare aggiunto, come mezzala o come play. E con 4 cavalieri così si può aspettare che fiorisca finalmente il fiore estone che si chiama Tunjov e che arrivi il mercato di gennaio per mettere un nuovo puntello di spessore.
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