Baroni - Pescara: NON c'eravamo tanto amati
Marco Baroni ed il Pescara, storia di un amore mai nato. Una relazione portata avanti con il mal di pancia, sino a quando la parte forte del rapporto a due non ha deciso di scrivere la parola fine. La scintilla non è mai scoccata. Non era la prima scelta Marco Baroni. Ma la panchina del Delfino fu sua, su iniziativa del presidente dopo il gran rifiuto di Zeman. I direttori preferivano altri profili. La piazza accolse l'allenatore con "fiduciosa freddezza". Niente accoglienza trionfale come fu non solo per il boemo, ma anche per Marino appena 12 prima, ma con la speranza che si potesse vivere un campionato da protagonisti. Alla Humangest, dove il tecnico venne presentato e dove spiegò a distanza ai suoi vecchi tifosi, quelli del Lanciano, i motivi dell'addio e del conseguente matrimonio con il club corregionale, c'erano poche decine di tifosi. I primi malumori scoppiarono nel ritiro estivo al nord, quando il tecnico chiese a mezzo stampa quei rinforzi di spessore che non ancora erano arrivati. La campagna acquisti si chiuse col botto, ma sul campo la squadra faticava a decollare. Andamento balbettante, qualche sonora scoppola (vedi con lo Spezia in casa) e le critiche dei tifosi. Non solo a mezzo social. Contro il Lanciano ci fu contestazione a fine gara. Squadra senza gioco e senza identità, si diceva allora. Poi la risalita, effimera. Il Pescara chiuse il 2014 in forte ascesa. Ma il carattere schivo e riservato di Baroni non ha mai infiammato Pescara, città che preferisce altri tipi di persone, più solari. Nemmeno la grande signorilità del tecnico fiorentino ha mai fatto breccia. Il mese di gennaio con il mercato provocarono l'ennesimo ribaltone. Tornarono due senatori, Gessa e Sansovini, ma venne separata la M2, Melchiorri-Maniero. Il capitano dell'epoca fu ceduto al Catania dopo una telenovela stucchevole. E Baroni non la prese bene. Non esternò il suo pensiero, ma non fece mistero della cosa. Il campionato proseguì poi con la solita altalena, gli ormai consueti mugugni e con i problemi che in tanti mesi non erano stati risolti e che si erano moltiplicati. A Frosinone sembra essere arrivati al capolinea. Ma dopo una notte di riflessione, rimase tutto come era. Ma qualcosa si era rotto, irreparabilmente. Tra tecnico e ambiente, tra tecnico e allenatore e tra tecnico e squadra. A Varese, penultima di campionato contro una squadra già retrocessa, ci fu la Caporetto di Baroni. Sconfitta ed esonero. Squadra affidata al giovane ed inesperto Oddo, che costruì un piccolo capolavoro. Per meriti propri, ma anche perchè una squadra troppo brutta per essere vera tornò a giocare. Prima non lo faceva, forse non solo per demeriti di Baroni. Un'avventura amara, quella di Baroni a Pescara. Tra i tanti demeriti, però, qualcosa di buono vi fu. Finalmente si risolte l'enigma Bjarnason, ad esempio. All'islandese, vero top player in B, venne trovata la giusta collocazione. E poi la preparazione atletica: se il Pescara arrivò con tanta benzina all'ultima gara, il merito è del precedente tecnico e del suo staff. Comunque troppo poco. Ora Baroni torna a Pescara, per la prima volta da ex. All'andata sappiamo tutti come finì. Marco Baroni ha ancora una rivincita da consumare, anche se non lo ammetterà mai. Ma il Pescara non può più perdere terreno. Ed in campo ne vedremo delle belle....
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