Un anno senza Vincenzo Zucchini - Il suo ricordo
L’indimenticabile bandiera del Pescara, come calciatore era nato sotto il segno di Gigi Riva, l’attaccante cagliaritano che infilava i portieri avversari in virtù della possanza fisica e doti acrobatiche, proprio le doti di cui madre natura aveva abbondantemente fornito Zucchini.
Nella Tevere Roma, Ascoli e Savona però le sue comparse come punta centrale non avevano stupito. Per rivelare la sua vera identità di centrocampista, si dovette attendere il trasferimento ad Avellino e la felice intuizione di Giacomino Losi che lo fece diventare il numero quattro che da allora abbiamo ammirato senza sosta.
Dall’Irpinia in biancazzurro, grazie alla caparbia insistenza di Galeota e Marinelli, incalzati da Tom Rosati, con il tecnico Tony Giammarinaro e la società campana che alla fine cedettero alle pressioni.
Fu l’inizio di una storia straordinaria, la metamorfosi di un calciatore e di una società, un binomio magico. Ma anche e soprattutto il legame tra un uomo e la città di Pescara. Un amore viscerale che nulla potrà mai interrompere.
Quante gioie nelle promozioni, quella storica dalla C alla B dopo venticinque anni di rincorse e delusioni, quelle fantastiche, per ben due volte, nell’Olimpo della Serie A, con i due spareggi di Bologna, spronati da un’intera regione provvisoriamente traslocata nel capoluogo emiliano.
Tra i tanti momenti che hanno segnato e immatricolato a lettere cubitali la sua permanenza a Pescara (sei stagioni dal 1973-74 al 1978-79 per 185 presenze) vanno ricordate anche le ventiquattro reti messe a segno. Una per tutte, e non si può prescindere da questa: era il 9 giugno 1974 e allo stadio Adriatico, stracolmo come non mai, era in programma Pescara - Lecce, lo scontro al vertice che avrebbe sancito la promozione tra i cadetti di una delle due formazioni. Al Pescara poteva stare bene anche il pari, ma con i salentini in vantaggio grazie a Ferrari il pubblico vedeva allontanarsi irrimediabilmente il traguardo della B. Capitan Prosperi con la forza della disperazione si guadagnava un corner (curva sud, bandierina lato mare). Sul tiro dall’angolo di Pennati, Zucchini si avventò con tutta la sua gagliardia e la sua forza: portiere battuto e giochi riaperti. Al Pescara era sufficiente sconfiggere la settimana successiva il Latina, già retrocesso, e sarebbe stata serie B dopo oltre un quarto di secolo. E così fu. Che bella, lunga storia d’amore, che straordinario rapporto con tifosi, per nulla scalfito quando, nel 1979, passò alla “odiata” Lazio dopo aver vinto il secondo campionato di B, con Angelillo. E che dire del 5-1 inflitto dal Pescara alla Juventus nel 1994, con lui in panchina, la sconfitta più vistosa incassata dai bianconeri in trasferta? Appese le scarpette al chiodo, dopo diverse esperienze come allenatore, il ruolo di secondo di Galeone nel ritorno nella massima serie (1992-93), e nel 2012 come team manager nel delirio zemaniano. Ma un male crudele era in agguato fino a portarlo alla morte il 14 novembre 2013.
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