Happel, la Stella Rossa: hard rock Pescara
Il Delfino Rampante racconta...
Ognuno è artefice del proprio destino. Lo scrisse Appio Claudio, autore romano che visse circa tre secoli prima dell’Anno Zero. Lo fa il Pescara di Alberto Colombo che sbanca il “Menti” di Castellammare di Stabia e vede nel mirino la coppia calabrese in cima alla classifica. Il turno della vigilia di Halloween regala un prelibatissimo dolcetto ai biancazzurri, complice pure lo scherzetto che l’Avellino gioca alla capolista Catanzaro. Tre punti sul terreno della Juve Stabia, campo storicamente ostico per il Delfino. 26 nelle prime 11 giornate di campionato: non accadeva da mezzo secolo.
Scorriamo indietro l’orologio del tempo di ben dieci lustri. Mezzo secolo, appunto. Siamo tra la fine degli Anni Sessanta e gli Anni Settanta. La musica internazionale vede la nascita di una delle band hard rock più famose di sempre, gli AC/DC; mentre nel football sale alla ribalta l’austriaco del calcio totale che fece le sue fortune da allenatore tra Belgio e Olanda: Ernst Happel. Proprio quell’Olanda che Happel portò fin quasi sul tetto del mondo nel 1978 quando gli Orange dovettero arrendersi solo in finale contro l’Argentina mondiale padrone di casa.
Il calcio totale di Happel. Il calcio totale di Colombo dove tutti sono importanti per raggiungere l’obiettivo. Tutti sono meccanismi di un ingranaggio perfetto. Basti vedere il gol dell’1-1 contro la Juve Stabia. Non tanti si ricorderanno di Dragiša Binić, uno dei giocatori più veloci della Jugoslavia di inizio Anni ’90. Tanti si ricordano invece la corsa del nostro velocista Luigi Cuppone e il suo preciso assist per Lescano allo stadio “Menti”.
Semifinale di Coppa Campioni 1990/91: Bayern Monaco – Stella Rossa. Tre tocchi: Prosinecki, corsa irraggiungibile di Binić, Pancev. Gol. Un po’ come sabato scorso – vedere per credere -, tre tocchi: Milani fa correre l'imprendibile Cuppone, appoggio prelibato per Lescano. Palla in rete. La ripartenza della Crvena Zvezda in Baviera fu palla a terra sulla fascia destra. Il Pescara di un paio di giorni fa, al limite tra il Golfo di Napoli e la Penisola sorrentina, si è divertito a dare scacco matto alle Vespe, ingabbiandole con un paio di cambi di gioco a tagliare il campo da una parte a un'altra da far vedere e rivedere ai posteri.
Elementare Watson, per dirla alla Sherlock Holmes. Facile. Sì, facile per una squadra che gira come un orologio svizzero. Che lotta per un obiettivo comune. Che danza sul terreno di gioco a ritmo di tango argentino. Argentino come il suo, il nostro, bomber: Facundo Lescano 7 reti, tanti assist e altrettanto feeling con l’intera piazza biancazzurra, albiceleste come la Nazionale di Buenos Aires, perché #lescanofaligol.
Boom, boom. Il Pescara va. Il Pescara c’è. Il Pescara è hard rock. Nobody’s gonna slow me down. Nessuno mi rallenterà, cantavano gli AC/DC. Abbiamo iniziato a correre verso cime tempestose - se Emily Brontë ci passa l'accostamento - ma dalle quali godere di un paesaggio meraviglioso. Senza rallentare. Senza mai abbassare la guardia. Con l'elmetto, come vuole mister Colombo. Ora il Gubbio in Coppa Italia e poi di nuovo all’Adriatico contro la Gelbison. Forza. Un giorno senza football è un giorno inutile, parola di Ernst Happel.
Il Delfino Rampante
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