Oddo: "Nella mia tesi finale a Coverciano avevo ipotizzato un modello simile a Superlega. Ma.."
"Col Pescara neopromosso provai a prendere Borriello, ma c'era chi poteva offrirgli il doppio..."
Il tema del momento a livello mondiale per quanto riguarda il mondo del calcio è la Superlega, diventata in meno di 48 ore un…Superbluff. Il pescarese Oddo, ex trainer biancazzurro in 2 circostanze, ne ha parlato a Repubblica svelando anche un retroscena peculiare del'anno in serie A, assai negativo (per lui nessuna vittoria sul campo alla guida del Delfino).
Ecco l'intervista integrale rilasciata da Oddo a Repubblica:
Massimo Oddo, campione del mondo 2006, allenatore e direttore sportivo, è vero che lei 8 anni fa aveva già inventato la Superlega?
"Forse ci sono arrivato troppo presto, a giudicare dagli eventi. E' stato nel 2013, al corso da direttore sportivo a Coverciano. E' scritto nero su bianco, nella mia tesi finale sulla ristrutturazione del calcio. Avevo pensato a un campionato per le grandi squadre e l'avevo chiamato con un altro nome: Master Europeo. Però c'era una differenza fondamentale con questa Superlega: nella mia idea il nuovo torneo non deve sostituire la Champions League dell'Uefa, casomai affiancarla".
Il mondo del calcio sta bocciando quasi in blocco la Superlega.
"Secondo me è una grande idea, ma realizzata malissimo. Per me la Superlega, dal punto di vista delle squadre che vi partecipano, dovrebbe sostituire il campionato, non le coppe".
Ma così si uccide la Serie A.
"No, al contrario, la si salva e la si rafforza proprio con una parte delle enormi risorse del nuovo torneo, che devono essere destinate obbligatoriamente ai campionati e distribuite in parti uguali a ogni squadra. Un campionato in cui tutti partono alla pari, con lo stesso budget e non con le abissali differenze attuali dei diritti tv, diventa bellissimo per l'incertezza, perché dà davvero a tutti la possibilità di vincere lo scudetto e premia il merito. Quello di oggi è un torneo troppo squilibrato e mortifica i tifosi: ci sono squadre che hanno un budget 20-30 volte superiore, come si fa a competere con loro?".
Superlega e Champions sarebbero comunque posti per soli ricchi.
"No, perché in Champions continuerebbe ad andare chi si qualifica attraverso il campionato, con la differenza che il traguardo sarebbe davvero alla portata di tutti. E se le risorse vengono distribuite con lo stesso criterio equilibrato e di uguaglianza anche alla B e alla C, si aumentano competitività e fascino anche di quei campionati. La C deve essere il serbatoio dei futuri campioni, non va abbandonata a se stessa. E per chi arriva dalla B alla A deve essere possibile allestire una squadra competitiva. Oggi è impossibile. Posso raccontare un aneddoto?".
Prego.
"Col Pescara neopromosso provai a prendere Borriello, ma c'era chi poteva offrirgli il doppio e non si trattava di una big. Oggi c'è troppo dislivello e molti club, in tutte le categorie, sono sempre sull'orlo della bancarotta".
Superlega con le big d'Europa incluse le italiane, Champions ed Europa League come adesso, Serie A senza le grandi: è questa la sua piramide?
"Sì. Invece la Superlega, così come l'hanno pensata in alternativa alla Champions, porterebbe inevitabilmente a questa conseguenza: contro il Manchester United il Milan gioca con i titolari, contro l'Udinese con la squadra B. E il campionato perde interesse".
Lo perde anche se non c'è più Milan-Udinese.
"No, perché l'Udinese può andare in Champions e perché la Superlega non deve essere un torneo chiuso. Attingo dalla mia tesi. Le ultime 8 retrocedono nei campionati nazionali, dai quali vengono promosse 8 squadre: le prime 5 delle prime 5 leghe europee per coefficiente nel ranking Uefa, la vincente dell'Europa League e le 2 vincenti dei play-off tra le prime classificate dei restanti campionati nazionali. Lo spettacolo sarebbe garantito in ogni competizione dall'equilibrio in campo. Sempre dalla mia tesi: non ci saranno più le squadre materasso che ogni tanto capitano nei gironi della Champions. Sarebbero tutte partite di altissimo livello".
Quelle dei campionati nazionali senza le big no.
"Non è vero. Ancora dalla tesi: nei campionati, preferibilmente a 16 squadre, tutte partirebbero alla pari, ognuna potrebbe aspirare al titolo: lo scudetto non andrebbe sempre alle stesse, come ormai capita da anni. E gli stadi, se ad esempio il Pescara o il Cagliari fossero tranquillamente in grado di vincere lo scudetto e di andare in Champions, non sarebbero sempre pieni? Io credo proprio di sì".
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