Una crisi che ha radici lontane
Dal mercato alle scelte tecniche. Le avvisaglie c'erano già, occultate dai risultati
Adesso la crisi è vera. Chiara, netta ed inequivocabile. Non solo di risultati, ma anche di prestazioni al netto delle dichiarazioni rilasciate da mister Zdenek Zeman nel post Carrara a sottolineare l'abnegazione dei suoi ragazzi e una performance non da matita rossa. Parole probabilmente dettata dalla volontà di proteggere il gruppo, perchè il campo ha detto ben altro. E non è un caso se in Toscana è arrivato il terzo ko di fila di un Pescara che nelle ultime 6 partite ha centrato solo 4 punti. E' evidente che si tratti di uno score da retrocessione diretta, inspiegabile per una squadra che nelle precedenti sei gare aveva totalizzato ben 16 punti, restando dunque imbattuta. Cosa è successo al Pescara straripante di inizio stagione, che sembrava essere ben più avanti del preventivato nel suo percorso di crescita? Allora il difetto principale, non l'unico ma quello che sembrava essere immediatamente migliorabile, era dato dall'incapacità di concretizzare la grossa mole di occasioni da gol prodotte. Adesso, invece, si fatica anche a costruire il minimo indispensabile per andare in rete e la partita del Dei Marmi ne è la prova: solo tiri dalla lunga distanza, per il resto poche idee e ben confuse oltre che messe malamente in pratica. E se nelle precedenti 2 partite nelle quali il Delfino era restato a secco di gol, con Pineto e Vis Pesaro, si era creato tantissimo e sciupato altrettanto, contro la Carrarese si è prodotto meno del minimo sindacale. Per una squadra di Zeman non andare in gol in 3 gare su 6 è una sorta di ossimoro calcistico, ma creare quasi il nulla in fase offensiva è un evento più unico che raro. E grave. La squadra, che già aveva poco equilibrio, sembra aver perso la sua identità. La crisi però ha origini lontane e chiama in causa le lacune strutturali di una squadra giovanissima e quasi tutta nuova di zecca (e, ci perdonerà ZZ, contrariamente a quanto dichiarato dal boemo di qualità nettamente inferiore a quella dell'anno scorso), che non ha un bomber, un vero play e anche una mezzala che abbini qualità e quantità (responsabilità della società, chiara), ma anche le scelte del suo tecnico che dopo 12 giornate non ha trovato ancora un assetto definitivo al centrocampo, quasi sempre rivoluzionato di partita in partita e anche durante i 90 minuti senza mai trovare il bandolo della matassa. E a ben vedere le avvisaglie del momento nero c'erano già anche prima di questo filotto negativo, solo che erano state ben mascherate dai risultati. Prendiamo gli ultimi 3 successi: con il Gubbio la vittoria, in rimonta, è arrivata grazie ad un eurogol di Squizzato 2 minuti dopo il vantaggio ospite e grazie ad una rete di Moruzzi nel disperato assalto finale, l'acuto di Ferrara in casa della Spal era giunto solo al novantesimo per una topica del portiere estense e la vittoria di Lucca è stata figlia dell'inferiorità numerica dei rossoneri, che erano passati in vantaggio, con pareggio arrivato alla prima azione dopo l'espulsione di Tiritiello al 28'pt e grazie a due rigori dopo aver giocato 62 minuti più recuperi con un uomo in più. L'ottobre da 8 partite in 27 giorni ha lasciato un'eredità pesante, con tante energie fisiche e mentali bruciate, ma la motivazione stanchezza non regge molto, sia perchè il Pesara ha giocato una sola gara in più delle altre compagini (il recupero del derby) sia perchè la prova del nove, la partita di Carrara dopo una settimana quasi intera di allenamenti, è stata miseramente fallita. Lunedì contro il Rimini all'Adriatico non si potrà sbagliare, per la classifica (che comunque vede ancora il Delfino in alto) ma soprattutto per il morale. Non centrare la vittoria, infatti, farebbe cadere la squadra in un vortice nero simile a quello dello scorso anno.
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