Bonanni: "Sono convinto che il Pescara ripartirà per vincere. Ecco cosa serve"
Il grande ex: "Ricompattare ambiente è possibile con un segnale forte. Ad esempio una nuova società"
“Continuo a seguire il Pescara, anche se a distanza. E mi è molto dispiaciuto per l'epilogo della stagione”. A parlare è Massimo Bonanni, ex biancazzurro che con Eusebio Di Francesco in panchina riportò il Delfino in B nell'epica doppia finale playoff contro il Verona. “Mi spiace soprattutto per Luciano Zauri, che apprezzo e stimo tanto. Purtroppo la società non è riuscita a centrare l'obiettivo promozione, ma sono convinto che ripartirà per provare a vincere. Come? Non lo so, da lontano (è responsabile di Scuola Calcio e Settore Giovanile dell'Ostia, ndr) è difficile farsi un'idea, ma di certo dispiace vedere il Delfino in C e con 2.000 spettatori allo stadio. Pescara è una piazza che ti dà molto a livello emotivo e, giustamente, chiede tanto alla squadra. Ma per i tifosi contano in primis i risultati, ovunque. Pensate che quando ero a Bari, alla prima partita ci furono soli 53 paganti. In pratica, tra squadre e staff eravamo più in campo che sugli spalti. Poi, con Antonio Conte in panchina, chiudemmo con 40mila spettatori. Mi pare di capire che il rapporto tra la presidenza e la tifoseria sia ormai assai logoro, servirebbe un segnale che possa ricreare entusiasmo, ma temo che se questo arrivi da Sebastiani cambierebbe poco. Mi spiego: ho letto dell'ipotesi del ritorno di Zeman. Se lo riportasse il presidente cambierebbe poco, se lo facesse una nuova proprietà si ricreerebbe entusiasmo. E' un po' come capitò a noi. Il Pescara veniva da una salvezza risicata in C, arrivò Peppe De Cecco con i soci e investirono parecchio. Pensate agli arrivi di Sansovini, Ganci, Olivi e anche il mio. Poi è chiaro che contano i risultati, se non li avessimo fatti non so se si sarebbe creata quell'alchimia con l'ambiente che invece è stata determinante. Pescara è parte di me, ci ho trascorso due anni splendidi. Ricordo come se fosse ieri la chiamata del d.g. Lucchesi per portarmi qui. Potevo stare alla Sampdoria e giocarmi le mie chance in categorie superiori, ma scelsi il progetto Pescara. E non era un progetto qualsiasi, ma un progetto a vincere e ad essere protagonisti. E non mi sbagliai. Giorni fa in una diretta Facebook con Dettori, Pinna, Olivi e Zizzari dei tifosi mi hanno detto che se avessi avuto un'altra testa, con le qualità che avevo potevo fare ben altra carriera. Forse è vero, ma è altrettanto vero che scelsi convintamente e consapevolmente di scendere in C per vincerla. Riuscendoci. Detto questo, di certo Pescara non merita di stare in C”.
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