Momento grigio. Ma se vuoi vedere l'arcobaleno devi sopportare la pioggia
La foto del momento biancazzurro nella citazione dal film Colpa delle stelle di Hazel Grace Lancaster.
No, non è un momento positivo per il Pescara. Un punto e zero gol fatti in due partite sulla carta abbordabili raccontano di una involuzione a tutto tondo della squadra, che già a Ferrara aveva dato segnali non incoraggianti al netto della vittoria, arrivata in extremis e grazie ad una topica del portiere estense. E se è vero, come ha ribadito Zeman nel post Vis Pesaro, che “la prestazione è una cosa e il risultato un'altra”, allora per parlare dell'ultima settimana negativa in casa Delfino si deve partire dal successo con la Spal: i 3 punti conquistati hanno mascherato qualche limite dei biancazzurri, che sul piano del gioco, pur con qualche pausa, si sono fermati al posticipo con il Gubbio. Già a Ferrara la manovra era sembrata più spenta e scolastica, poco zemaniana. Il rigore realizzato da Tunjov e il jolly pescato da Cangiano sui titoli di coda del match erano stati la cortina fumogena su una prestazione non all'altezza che non a caso il trainer boemo aveva sottolineato a caldo. Contro Pineto e Vis Pesaro, squadre dedite prettamente alla fase difensiva, sono emersi i problemi di una manovra lenta e poco verticale, che si è scontrata contro il bunker eretto dagli avversari di turno. E se mister Amaolo nel derby si era ritrovato un regalo inaspettato tra le mani, confezionato da Brosco per il gol decisivo di Gambale, mister Banchieri lunedì ha strappato un punto dopo aver studiato un piano partita minuzioso, che i suoi hanno perfettamente interpretato ed applicato. “Seguo Zeman dall'epoca del Foggia dei Miracoli, quando ascoltavo le partite al bar con la radiolina e poi correvo a casa a vedere le immagini in tv. Se aspetti la sua squadra con un blocco compatto, togliendo profondità, il gioco tra centrale d'attacco ed ala in abbinamento all'inserimento della mezzala e alla sovrapposizione dell'esterno basso non ha spazio per svilupparsi”. Vero. Ed il campo lo ha confermato negli ultimi 180 minuti, anche se con la Vis un rigore a favore, sembrato netto ma non concesso, poteva cambiare la storia. Alibi e giustificazioni, però, servono a poco. Zeman nel post partita ha difeso i suoi, da buon padre di famiglia (“Non sono arrabbiato con i ragazzi, hanno regalato i primi 20 minuti ma poi ci hanno provato e non era facile fare gol quanto davanti alla porta non ti ritrovi un pullman, ma due”), e le sue scelte (“Squizzato gioca da fermo e contro una squadra chiusa mi serviva il movimento di Aloi, che mi ha soddisfatto, Tommasini quando è entrato si è trovato una Vis che difendeva in 9 e anche Ciro Immobile non avrebbe potuto fare nulla”), ma il volto scuro tradiva altri pensieri rispetto a quanto dichiarato. Le poche idee (e ben confuse) di un centrocampo muscolare e poco manovriero e l'assenza di un bomber vero in grado di risolvere anche le partite più complicate spiegano il passo indietro della squadra, ma solo in parte. La verità è che il Delfino è andato meglio del previsto all'inizio e che gli alti e bassi sono fisiologici nel percorso di crescita di un gruppo giovanissimo e quasi totalmente rivoluzionato. Se fosse partito in modo altalenante per poi infilare un filotto di successi, e non viceversa, oggi si avrebbe una percezione diversa della situazione. La classifica è infatti ancora lodevole, nonostante per due volte si sia fallito l'aggancio al secondo posto, perchè il Cesena è ancora ad un tiro di schioppo (2 punti) e la capolista Torres, ancora imbattuta, è un po' più su, ancora lontana 5 lunghezze ma assolutamente non irraggiungibile. Il momento è grigio, insomma, ma non nero e se a Pescara si vorrà ammirare a fine anno l'arcobaleno si deve mettere in conto anche un periodo di pioggia.
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