La solitudine di Giovanni Stroppa
In genere si dice che è il portiere nel mondo del calcio ad essere un uomo solo, per la peculiarità del ruolo. Molte volte, troppo spesso in realtà, è l’allenatore ad essere un uomo solo. Non “un uomo solo al comando”, come disse nel ciclismo Mario Ferretti sul leggendario Fausto Coppi in una storica radiocronaca esaltando le virtù di quella solitudine: l’allenatore il più delle volte è un uomo solo e basta. E’ un uomo solo nelle vittorie, riconosciute spesso come figlie di altri padri, ed ancor più solo nelle sconfitte, delle quali è designato nella maggioranza delle stesse come principale se non addirittura unico responsabile. Quando le cose vanno male, è notorio, a pagare è sempre l’allenatore per una molteplicità di ragioni anche quando forse non è il vero capro espiatorio di una situazione negativa.
Giovanni Stroppa è un uomo solo, nonostante uno staff fidato che lo accompagna nell’avventura. E’ un uomo solo perché messo ormai da parte dalla piazza, che non ha lesinato critiche aspre e non le tace nemmeno dopo la vittoria contro il Parma. Giovanni Stroppa è un uomo solo perché un uomo ormai in bilico, posto sotto la lente d’ingrandimento mediatica che può bruciare più delle luci della ribalta. Ed è un uomo solo perché ha una spada di Damocle che gli pende sul capo, quella del risultato, ritenuto erroneamente, forse, unico metro di giudizio in questo mondo del calcio dove si ossequia tutto al Dio Denaro. Giovanni Stroppa è un uomo solo anche perché la società biancazzurra è stata costretta pubblicamente a dare un ultimatum dopo le pressioni della tifoseria e le prestazioni insufficienti della sua squadra. Al di là di presunti o reali contatti con altri allenatori, sembra non esserci più quell’unità di intenti tra dirigenza e guida tecnica che aveva accompagnato l’investitura di Stroppa a condottiero del Delfino nella stagione del ritorno in Serie A. L’intenso abbraccio tra lui ed il Presidente al triplice fischio della gara con il Parma sembrerebbe smentire quest’ultima frase e che sia errato questo pensiero è ciò che in realtà ci si augura per il bene del Pescara che ha bisogno di coesione e compattezza.
Giovanni Stroppa è un uomo solo perché crede fortemente nel suo lavoro e non deroga ai propri principi e, anche se talvolta lo nega a mezzo stampa, è in grado di riconoscere i propri errori e di porvi rimedio, o per lo meno tentare di farlo. Giovanni Stroppa dopo la partita con il Parma è, però, un po’ meno solo. La squadra, o comunque gli uomini da lui scelti come base della stessa, sono con lui. La voglia di lottare, lo spirito di sacrificio ed il correre per il compagno prima che per se stessi nella partita decisiva per le sorti del tecnico sono elementi da non trascurare. Così come non è da trascurare, per fare un inciso tattico, l’aver trovato in un nuovo modulo ed in taluni interpreti il modo migliore per affrontare la contingenza attuale. La strada è tracciata in tal senso ma bisogna dare continuità.
Giovanni Stroppa è un uomo solo, un uomo solo con la sua squadra, ed il match con il Parma ha allontanato parzialmente tutti i motivi sottostanti alle settimane elettriche che si sono vissuti e che si ripresenteranno puntualmente dopo nuove sconfitte. Stroppa è uomo di calcio e ne è consapevole: con il suo lavoro è convinto di riuscire a far cambiare idea a tutti. E se ci riuscisse, sarebbero tutti contenti: è il bene del Pescara l’interesse primario di tutti, nessuno escluso.
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