Prima squadra

I retroscena sulla scelta del tecnico

29.06.2014 10:19

E’ stata una scelta sofferta quella che ha portato Marco Baroni alla guida del Pescara solo a fine giugno, in ritardo sul preventivato. Una scelta comunque valutata a fondo e non casuale.

Si era partiti a maggio con il primo della lista, Zdenek Zeman. Al di là delle smentite di rito, il boemo era in cima ai desiderata ma con il passare del tempo ed il mancato sì anche nella stanza dei bottoni cresceva la sensazione che il matrimonio bis non potesse essere celebrato, nonostante si fosse contrattualizzato Peppino Pavone, uomo vicinissimo al tecnico ma scelto per le sue qualità da talent scout e di profondo conoscitore del calcio e non (solo) come grimaldello per aprire la porta con la targhetta “ZZ”. Passavano i giorni e cresceva la delusione e la certezza del no.

Nella corsa alla panchina pescarese, però, era da non sottovalutare Davide Nicola. Apprezzatissimo nella stanza dei bottoni in casa Pescara ma non libero da vincoli con il Livorno di Spinelli. Il tecnico voleva chiudere l’esperienza labronica ma il presidente amaranto è rimasto fermo nel suo intento di non liberarlo. Il braccio di ferro ha poi decretato il vincitore: non l’allenatore. Sebastiani non ha mai fatto mistero di apprezzare Nicola, ritenuto tecnico di poche parole e molti fatti, preparatissimo tatticamente e con doti di ottimo gestore del gruppo. Si narra che il numero 1 biancazzurro rimase stregato dalle doti del tecnico in occasione della prima edizione del Memorial Morosini – terminato ai rigori – quando a Castel di Sangro il suo Livorno – che a fine stagione venne promosso in A – mise in grandissima difficoltà il Pescara di Stroppa, poi condannato in quella stessa annata ad una mestissima retrocessione dalla massima serie appena conquistata. Lo stallo nel post no di Zeman, aveva come obiettivo non solo vagliare tutte le candidature delle quali vi abbiamo dato conto in questi giorni, ma anche quello di monitorare a distanza l’evolversi della situazione in Toscana.

In questo contesto il tandem Pavone-Repetto ha sondato ed incontrato vari candidati, a partire daGiampaolo. Graditissimo all’Area Tecnica, non ha mai incontrato fino in fondo il gradimento della proprietà. Perché? Non solo per l’amaro epilogo del post Bergodi quando a cose praticamente fatte non c’è stata la fumata bianca. Anche per una questione economica, con il tecnico che ha in parte disatteso i discorsi preliminari alzando la propria richiesta su parametri che, tra ingaggio personale e dello staff, erano fuori dal budget stanziato (contando anche che sulle casse grava il contratto di Marino). Nella mattinata prima dell'incontro con Baroni (Pillon è stato incontrato ma non è mai stato realmente “caldo”, Marino mai un’ipotesi presa in considerazione), il D.G. Repetto aveva richiamato Giampaolo per sondare la sua disponibilità a rivedere le posizioni sotto l'aspetto economico (nell’ultimo colloquio si era registrata una differenza tra domanda e offerta di circa centomila euro lordi). Giampaolo aveva accettato un nuovo incontro, ma Baroni ha convinto tutti nell’incontro.

 Baroni è da considerarsi una terza scelta? Assolutamente no. E’ vero che non era in cima alla lista dei Direttori, ma sin dal primo colloquio a cena ad Ortona aveva destato ottima impressione. Sebastiani, inoltre, non ha mai fatto mistero di stimare l’ex Primavera Juve. Al termine di Pescara – Lanciano a fine campionato, infatti, si era avvicinato all’allora virtussino per fargli i complimenti per la stagione disputata con parole calde e sincere che non erano passate inosservate. A nessuno, Baroni in primis. Del tecnico piace la predisposizione alla cura della preparazione atletica, la vis pugnandi capace di trasmettere al gruppo, la capacità di valorizzare i giovani senza penalizzare il rilancio dei senatori. Anche le non esose pretese economiche hanno recitato un ruolo, ma Baroni è stato fortemente voluto per altre motivazioni. Ora ha di tempo fino a febbraio per convincere il Delfino ad esercitare l’opzione di rinnovo. Buon lavoro mister!

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