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“IL CORAGGIO DI OSARE”

12.12.2017 12:41

Torna "Calciologicamente", la rubrica di PS24 realizzata dal dott. Pietro Literio che analizza le vicende del Delfino da un punto di vista del tutto peculiare

Buona lettura!

Fa male l’ennesima rimonta condita dall’ennesima sconfitta, la 5° nelle ultime 8 gare (con 2 pareggi e 1 sola vittoria). E così i tifosi “voltano le spalle” alla squadra (dopo la sconfitta a Cesena, non accettando i saluti della squadra).

Il Pescara di Zeman come una giostra, come un grande amore in bilico che ci illude e poi ci delude nuovamente (e profondamente).

Questo è ora (e da un anno) il Pescara, un pò folle come “dottor Jekyll e mister Hyde”: micidiale e devastante nei primi 20 minuti del 2° tempo contro il Cesena, vero volto zemaniano della squadra che non da tregua all’avversario, e poi il “black-out”. Di colpo il Delfino smette di giocare, forse sazio e domo del vantaggio e della reazione avuta, subendo l’avversario.

Insomma un Pescara “part-time”, che funziona come un “INTERRUTTORE”: improvvisamente si accende, fiammante e roboante, ed inspiegabilmente si spegne.

Colpa delle barriere mentali descritte da Zeman e dei fantasmi dell’ultima Serie A?

Può darsi, ma se così fosse Zeman stesso sta dimostrando di non saperci lavorare sulla testa dei giocatori, di non essere un buon “acchiappafantasmi”.

Anzi per Zeman i “fantasmi” non esistono, come dichiara dopo Cesena: “Io non sono preoccupato perché se la squadra gioca così mi sta bene… bisogna eliminare le sciocchezze che stiamo facendo.. è solo questione di concentrazione e applicazione. Noi non siamo mai andati sul piano del gioco sotto l’avversario...”

Detto da Zeman alla 18° giornata di campionato (a 3 punti dal penultimo posto) è come dire: “l’intervento sta perfettamente riuscendo ma il paziente Pescara sta morendo”.

In un momento come questo, di CRISI e di conflitti (più o meno espliciti) all’interno del gruppo, l’allenatore in quanto leader supremo deve essere percepito dal gruppo-squadra come la SOLUZIONE e non come il problema (o parte di esso).

E il principale problema psicologico, relativo alla “Testa” dei giocatori, è che dopo continue rimonte (4) e tante sconfitte (7), oltre a 30 gol fatti e 36 subiti, la squadra sta “imparando” a farsi rimontare e a perdere, nello stesso modo in cui si impara a vincere dopo i successi e le vittorie.

E così diventa sempre più difficile col tempo “disimparare” questa pericolosa “abitudine a perdere”, una sorta di profondo PESSIMISMO, come dimostra la “teoria dell’impotenza appresa” (di M. Seligman).

Un po’ come avviene nella depressione, in cui si impara, più o meno inconsciamente, a perdere e a pensare negativamente: il lavoro più importante e principale sulla “Testa” consiste nell’invertire tale mentalità “perdente”, lavorando sul “dialogo interiore negativo” sottostante e profondo.

Come? Regolando dall’esterno, attraverso la giusta comunicazione (verbale e non) dell’allenatore, il pensiero dei giocatori in direzione opposta, facendo tornare l’OTTIMISMO, con l’ausilio di opportune strategie e tecniche di lavoro (ad es. il “mental training”).

Si perché l’ottimismo poi aumenta la “Resilienza”, ovvero la capacità di resistere alle difficoltà, alle avversità in campo e superarle perché fiduciosi nei propri mezzi.

Zeman quindi più psicologo, o è troppo tardi e la squadra necessita di uno psichiatra? Più semplicemente forse è necessario, a questo “punto di non ritorno”, un nuovo allenatore che porti via con sé tutte le insicurezze, tutti i pensieri e i ricordi negativi finora accumulati (relativi alla presente e passata stagione).

Soprattutto, è necessario un allenatore che non analizzi i “difetti” dei propri giocatori ad ogni conferenza stampa per cercare di farsi “ubbidire” da loro.

E’ necessaria una guida tecnica più duttile, che valorizzi giocatori e squadra, lavorando sulle loro risorse invece che sui loro limiti.

In altre parole, un allenatore che “ami più alla follia” i propri giocatori (come mister Spalletti insegna).

Grazie all’amore (sportivo) verso l’atleta è possibile mettere in discussione (far disimparare) il suo pensiero automatico pessimista, insegnandogli a dialogare con se stesso in modo più positivo, più ottimistico di fronte alla crisi e alle difficoltà.

Ora solo il leader della squadra, l’allenatore può trasmettere e favorire dall’esterno quel CORAGGIO di cui i giocatori e la squadra hanno gran bisogno e “fame”, per tornare a “mordere” questo campionato di Serie B e riconquistare la A!

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