Dal Pescara al Francavilla, passando per il Torino: la storia di Francesco Mele
Verratti come idolo, Iervese come maestro
Ripartire da casa per spiccare il volo. E', in estrema sintesi, la storia di Francesco Mele, ex play e capitano del Pescara Primavera che è tornato nella sua Francavilla per provare a scalare le gerarchie del calcio italiano.
Nel gennaio scorso, fece storcere il muso a molti la sua cessione al Torino a margine dell'affare Bovo. Era tra i più fulgidi talenti del vivaio pescarese, i granata non se lo fecero scappare. Ma, nonostante una buona seconda parte di stagione con i baby del Toro, a fine anno niente contratto. E, dopo tanti abboccamenti con squadre di Lega Pro, il ritorno nella sua Francavilla. Un onore ed un onere rappresentare i colori della propria città, ma per Mele il trasferimento è anche una prova con se stesso: diventare propheta in patria per ritornare il prima possibile tra i professionisti per ripercorrere, forse, le gesta dei suoi predecessori in biancazzurro, Verratti ("Il mio idolo, non ho mai avuto modo di parlarci e mi piacerebbe avere la sua maglietta") e Torreira.
Non è pentito di aver lasciato Pescara per Torino. E forse nemmeno poteva. "Mi sono trovato benissimo là, sia con i compagni che con i direttori. Se poi qualcosa non è andata per il verso giusto è stato solo per colpa mia", dice con estrema umiltà e con una maturità inconsueta per un 19enne. "Ma non ho nulla da rimporverarmi", aggiunge per chiarezza. Tre panchine in Serie A con i biancazzurri, all'epoca Oddo. "All'Olimpico contro la Roma ebbi i brividi, più della volta a Palermo o a Bergamo dove pure iniziai la fase di riscaldamento. Ma non debuttai", ricorda.
Ma è il passato, il presente si chiama Francavilla. E in giallorosso ha ritrovato un tecnico importantissimo per la sua formazione, Pierluigi Iervese. Insieme hanno condiviso pagine importanti nel settore giovanile pescarese, insieme vogliono portare in alto il Francavilla.
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