L’Uomo della Scossa
«Non mi è sembrato nemmeno di vedere il Pescara, mi ha fatto davvero una pessima impressione. Squadra macchinosa, lenta, senza idee. Ma non bisogna mollare, si esce da questa situazione con il gruppo unito»: le parole di Damiano Zanon, uno che conosce bene i colori biancazzurri, pronunciate nel dopo Bari-Pescara, fotografano meglio di qualsiasi istantanea quella che è parsa a tutti, con triste evidenza, una squadra allo sbando e senz’anima. «Serviva una scossa», ha mormorato con il volto corrucciato Daniele Sebastiani negli spogliatoi del San Nicola, una manciata di minuti dopo aver comunicato a Pasquale Marino il suo esonero.
Un segnale forte – forse sin troppo procrastinato – per scuotere il gruppo da un torpore che paralizzava gambe, cuore e testa. L’Uomo della Scossa è stato individuato in Serse Cosmi, il migliore su piazza in questo momento. Sanguigno, verace, senza peli sulla lingua. Un motivatore oltre che un allenatore. Dipinto come rude e burbero, fautore di un calcio tutta grinta e poco spettacolo - ma guai dirlo a lui – in realtà è in tutto e per tutto leader. «Abituatevi a una persona che dice sempre la verità. La mia intenzione a inizio stagione era quella di attendere una formazione di serie A, in B avrei accettato pochissime squadre. Successivamente, ho sempre detto e pensato che dovendo scendere in B, l'unica piazza che avrei accettato sarebbe stata il Pescara. Perché è conforme al mio carattere», il suo biglietto da visita. Non male.
Pescara sembra poter essere davvero città congeniale per lui: «il meglio nella mia carriera l’ho dato storicamente dove il calcio è vissuto in maniera forte. Non ho paura, non perché io sia un Super Uomo ma perché se allenassi in una piazza soporifera mi narcotizzerei. Qui ci sono affinità con il mio carattere, abituatevi ad una persona che dice sempre la verità. Altrimenti non parlo. Vengo con entusiasmo e con la convinzione di fare bene», Serse dixit. Il modulo lo sceglierà dopo aver conosciuto meglio tutti gli uomini a disposizione, ma bisogna partire da altro. «Il concetto di squadra è uguale per tutti. Non ho mai visto una grande squadra che non abbia carattere, orgoglio, rabbia, forza, determinazione, voglia di vincere, cattiveria e grinta. La rabbia è una componente logica di una squadra di calcio, un punto di partenza. Dicono che le mie squadre scendano in campo con la baionetta, ma anche a me piace il bel calcio…»
Non illude nessuno – ha detto a chiare lettere che la serie A diretta è difficilissima – ma si mette in gioco con convinzione perché crede fortemente di poter condurre la squadra ai playoff. D’altro canto, nonostante le sei sconfitte consecutive il Delfino è ancora in una posizione non definitivamente compromessa. Sostiene di avere un organico competitivo, starà a lui rivitalizzarlo. Dovrà lavorare sulla mente dei suoi uomini prima di tutto. Ma può farcela. Ha detto che tutto, o quasi, dipenderà dai ragazzi, non da lui. «Questa è una squadra competitiva. So che abbiamo le possibilità per far bene, ma starà a loro dimostrarlo». Porta un nome importante - come i regnanti persiani del V secolo a.C. – e, nomen omen – ha il piglio del grande condottiero. L’Uomo del Fiume (dal titolo della sua autobiografia) diventa l’Uomo della Scossa. L’Uomo dell’Emergenza (anche se a lui questa definizione non piace) si spera possa diventare l’Uomo della ProvvidenzA. Con l’ultima vocale scritta rigorosamente in maiuscolo…
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