Marco D'Altrui e quell'epico oro a Barcellona 1992
Una delle icone della pallanuoto pescarese si racconta...
Trent'anni fa, di questi tempi, Marco D'Altrui stava ancora festeggiando l'oro olimpico di Barcellona, conquistato dagli Azzurri al termine di una sfida con la Spagna da tutti ritenuta “la più bella partita di pallanuoto di tutti i tempi”. E anche ora il figlio del mitico Geppino, che 32 anni prima conquistò l'oro a Roma, prova emozioni incredibili nel ripensare al 9-8 dopo ben 6 supplementari che rappresentò l'apice di una carriera straordinaria, che gli valse nel 2010 l'inserimento nella International Swimming Hall of Fame e 5 anni dopo, insieme al papà, il Collare d'Oro al merito sportivo Coni per l'oro ai Giochi Olimpici. “Forse subito non si realizza l'importanza della vittoria che comunque rimarrà per forza nella storia almeno del nostro ambiente, perché penso che per la pallanuoto il torneo più bello e importante è proprio l’Olimpiade. Personalmente quella vittoria la sentivo per la storia della mia famiglia e perché sapevo che per me era l'ultima possibilità”, ha raccontato l'attuale allenatore del Club Aquatico Pescara, squadra militante in serie B, a WaterpoloPeople, istituzione della pallanuoto italiana che ha celebrato per 1 mese il trentennale della partita del secolo. “Fu una gara difficile, giocata davanti a un pubblico convinto di vincere e in un’atmosfera che vedeva la Spagna grande favorita. Ma noi avevamo la piena coscienza del nostro valore e siamo stati bravi a trasformare quelli che potevano essere dei limiti in situazioni a noi favorevoli”. D'Altrui faceva già parte dello zoccolo duro della Nazionale che aveva disputato i Mondiali 1986, persi all’ultimo secondo con la Jugoslavia. Ma fu da quella sconfitta così bruciante che nacque il leggendario Settebello vincitutto. “Dopo quei mondiali di Madrid sono passati 6 anni durante i quali abbiamo disputato centinaia di partite che hanno aumentato il tasso di esperienza dell’intero gruppo”, ricorda. E non furono un caso il primo posto all'Europeo del 1993 e quello al Mondiale dell'anno successivo. Tutto partì, però, da quell'epica sfida contro le Furie Rosse guidate dal fenomeno Manuel Estiarte, suo compagno di squadra nel Pescara. “Marcarlo per me probabilmente è stato più facile, avendoci giocato insieme per diversi anni. Conoscevo meglio di altri i suoi movimenti improntati quasi sempre sulla velocità di esecuzione. Non c’è stato un momento in cui abbiamo temuto di non farcela, perché un punto importante della vittoria di Barcellona è stato, a parere mio, la consapevolezza da parte nostra di poter arrivare fino in fondo.
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