Meno male che Silvio c'è
All'uscita dal Neri, molti tifosi cantavano così. Ovviamente non per Berlusconi...
La mano dell'allenatore si vede. Eccome se si vede. Nel Pescara non bello e nemmeno scintillante di questo inizio di stagione, ma che continua a mettere punti in cascina restando imbattuto, l'uomo che fa la differenza non è tra coloro che scendono in campo ma tra quelli che siedono in panchina. E ovviamente non è un elemento qualsiasi, ma colui che sceglie e decide: Silvio Baldini. Parentesi Zeman a parte, è da almeno un lustro che in riva all'Adriatico non si vedeva un tecnico incidere così e in positivo. L'ultimo era stato Bepi Pillon e non a caso la stagione con il Baffo da Preganziol in panca, chiusa in semifinale playoff di B, è stata l'ultima felice in casa Delfino. La carta di identità del trainer di Massa dice che domani saranno 66 le candeline da spegnere sulla torta di compleanno, ma l'esperienza è solo una piccola parte del bagaglio di questo allenatore che è partito dalla gavetta per poi scalare le gerarchie del calcio italiano, ritrovandosi ora dopo mille vicissitudini in una città che lui definisce “magica” e che sogna di riportare in alto. Ma la capacità di lettura delle situazioni e delle partite si può affinare negli anni, ma di base è una dote innata che puoi sviluppare solo se ce l'hai. E a mister Silvio questa caratteristica non ha mai fatto difetto. Pescara lo ha capito subito durante la preparazione, quando l'allenatore ha deciso di mettere in soffitta il suo marchio di fabbrica, il 4-2-3-1, per adottare un 4-3-3 più idoneo e congeniale alla rosa a disposizione. Che, per inciso, ancora oggi a mercato chiuso risulta lacunosa ed incompleta. E proprio per le carenze strutturali della squadra a disposizione diventa ancor più importante la presenza di un tecnico come lui in panchina. Pragmatico e non dogmatico, acuto e per nulla banale, già nei primi 180 minuti di campionato con le sostituzioni adottate e gli accorgimenti in corso d'opera adottati era stato determinante. A Rimini, però, l'importanza di Baldini si è vista in tutta evidenza. Un luogo comune del calcio dice che un allenatore conta il 10-20%. In serie C, però, no. In terza serie il tecnico conta molto di più e deve essere capace di fare anche scelte forti, come quella adottata da Baldini dopo appena 24 minuti dal calcio di inizio: un doppio avvicendamento per scelta tecnica e non per motivi fisici, roba che di rado si vede sui campi di tutto il mondo e che a Pescara praticamente non si è mai vista. “Non una punizione”, dirà nel post partita il tecnico, insoddisfatto dell'atteggiamento dei due uomini in questione (Tunjov e Squizzato), ripresi un paio di volte invano prima di farli accomodare fuori. Una soluzione drastica, che si presta anche ad un'altra lettura: una scelta di formazione iniziale sbagliata. Ma stabilire se un cambio azzeccato è porre rimedio ad un errore fatto oppure un merito è come stabilire se sia nato prima l'uovo o la gallina. L'aver però nel finale capito che andavano cambiati due elementi su tre del tridente, inserendo Meazzi, che è stato il vero “spaccapartita”, e Ferraris, l'autore del gol vittoria alla seconda rete da subentrante, mantenendo Cangiano che è stato l'assistman con una grande giocata, non può essere stato un caso. Adesso, però, per Baldini viene il difficile. Bisognerà dare nuove motivazioni ai giocatori che sono usciti dal Neri col morale sotto i tacchi (i due sostituiti dopo 24') e porre i necessari correttivi ad una squadra che ha degli oggettivi limiti, anche perchè le prossime 5 partite saranno quelle che faranno capire il reale spessore di questo Pescara 2024-25: le sfide alle matricole Pianese e Carpi e, soprattutto, alle big Perugia, Virtus Entella ed Ascoli.
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