Non è una squadra zemaniana. Ma...
Le premesse per un campionato interessante ci sono
Rassegnatevi, anzi rassegnamoci: questo Pescara non è una squadra zemaniana. E, forse, non lo sarà mai. Scordatevi le verticalizzazioni rapide, le sovrapposizioni continue dei terzini (che pure lo hanno nelle loro corde), gli inserimenti degli interni di centrocampo e il gioco telecomandato del tridente. Potremo vedere tutto questo solo a sprazzi, come già avvenuto in alcune partite. Ma non con estrema continuità, non come marchio di fabbrica: questa non è una squadra ad immagine e somiglianza di Zeman.
Non lo era sin dagli albori della sua costituzione, poichè figlia di un mercato fatto più di compromessi che di reali scelte e di un'estate che, nel via vai continuo di calciatori in una rosa monstre, non ha consentito al tecnico di lavorare come fu, con altri interpreti (di maggiore talento e più adatti al suo calcio), nel 2011-12 anche grazie ad un precampionato "allenante" con amichevoli di lignaggio.
Le caratteristiche della rosa a disposizone non consentono di allestire un 4-3-3 puramente zemaniano, ma un 4-3-3 "spurio". Lo avevamo già scritto, lo ribadiamo: eccetto qualche elemento, infatti, la maggiornaza dei calciatori a disposizione di ZZ sembrano più adatti ad altre impostazioni tattiche, pur potendosi adattare. Non sono difensori zemaniani i centrali della retroguardia e gli interni di centrocampo, lo sono solo parzialmente alcuni dei tanti attaccanti a disposizione. Il compromesso sul mercato si è dunque riverberato sul campo, dando vita ad un compromesso tecnico-tattico che si unisce alla gestione di un gruppo rivoluzionato molto ma non del tutto, con molti senatori ancora di stanza a Pescara che non possono essere accantonati facilmente. La squadra segue il tecnico, ma non sembra farlo fino in fondo. E dovrà essere un bravo gestore, oltre che bravo psicologo, il boemo nel mantenere gli eliquilibri e nel non "deprimere" il capitale tecnico a propria disposizione. Pensate a Ganz, il colpaccio del mercato pescarese: è elemento importante, da valorizzare, ma da 13 partite si accomoda in panchina "accontentandosi" solo degli spiccioli di gara. E talvolta nemmeno di quelli.
Eppure...Eppure i margini per poter fare un buonissimo campionato ci sono. La squadra ha comunque talento e buone individualità, la condizione fisica sta crescendo e potrebbe fare la differenza alla distanza in un campionato livellatissimo che non ha ancora veri padroni. Certo, alcune squadre sono meglio attrezzate e più quadrate (Palermo, Frosinone, Empoli) ma il Pescara se la può giocare con tutti. A patto, però, di trovare i correttivi giusti, al netto di tutti i discorsi di vario tipo e genere fatti poc'anzi. Pensiamo al centrocampo: con il rientro di Proietti è destinato a trovare precisa e (si spera) definitiva fisionomia, ponendo fine al continuo cambio di ruolo, di partita in partita o anche in una stessa gara, a Gaston Brugman. L'ex Bassano, il talento sudamericano e Palazzi sembrano il trio meglio assortito, aspettando la crescita ed il contributo degli altri centrocampisti.
Dunque, non è tutto da buttare e non è ancora tempo di allarmismi e progressi. Il secondo tempo con il Palermo, che ha almeno parzialmente spento mugugni e critiche, può e deve essre il punto di una nuova partenza.
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