ENRICO CATUZZI, UN MAESTRO DI CALCIO E DEL GIOCO A ZONA
“Era trent’anni avanti a tutti, il primo a fare la zona: Sacchi venne dopo”. De Trizio e Loseto, coppia centrale barese, biancazzurri qualche anno dopo, non avevano dubbi sulla paternità di un sistema difensivo che invece annovera tanti genitori. “Dopo di lui ho smesso di imparare” soggiunse Giusto - era il 30 novembre 2006 - in attesa dell’arrivo del feretro per officiare i funerali di Enrico Catuzzi, stroncato da un infarto a sessantanni. E’ stato Catuzzi a parlare per primo di ripartenze, sovrapposizioni, diagonali, difesa dello spazio. “Per me, affermava, gioco a zona non significa niente, perche nella pratica ha diversi significati. Per esempio utilizzare nel modo più congeniale il terreno di gioco. Il bel gioco non è frutto di un modulo ma della qualità dei giocatori Chi dice che la zona è sinonimo di spettacolo, non sa cosa sia la zona. Lo spettacolo lo fanno solo i giocatori. Se sono sorretti da una buona organizzazione di gioco, è molto meglio". Il tecnico parmense aveva abbracciato giovanissimo la carriera di allenatore di calcio, a causa di un infortunio che gli aveva fatto appendere giovanissimo le scarpe al chiodo dopo esperienze da calciatore non particolarmente significative nel Napoli, Perugia e Savona. Dopo quelli di Parma e Palermo, si era occupato del settore giovanile del Bari, facendo le fortune sue e soprattutto del club pugliese. Infatti, nella stagione 1981-82 il presidente Antonio Matarrese, con la squadra in odore di retrocessione, licenziò Mimmo Renna e gli affidò la panchina. Una scelta che si sarebbe rivelata azzeccata per la salvezza ottenuta, e che suggerì al Bari di affidargli la prima squadra nella stagione successiva. Catuzzi, che in precedenza si era occupato della Primavera, pensò bene di avvalersi dei suoi ragazzi, dando così vita al “ Bari dei baresi “, per la presenza in organico di Armenise, Caricola, De Rosa, De Trizio, Loseto, Giusto. Per i galletti si trattò di un campionato entusiasmante, e per un soffio svanì il sogno della serie A. Diverso il risultato nel campionato successivo: per Catuzzi l’esonero e l’avvicendamento con Gigi Radice e per il Bari la retrocessione in C1. A Catuzzi pensò Beppe Marotta (l’attuale dg. della Juventus) per sostituire Eugenio Fascetti nella panchina del Varese. Un campionato senza infamia e senza lode, finito a metà classifica. Arriviamo all’approdo a Pescara; un rapporto frutto anche dell’amicizia di Matarrese con il presidente biancazzurro Marinelli. In riva all'Adriatico il ds Enrico Alberti gli mise a disposizione, tra gli altri, un manipolo di ex baresi avuti da Catuzzi nei suoi trascorsi in Puglia composto da Acerbis, mezzala di grande passo, Baldini centrocampista tutto fosforo, De Martino attaccante di fisico ma acerbo, De Rosa motorino avanzato e Ronzani jolly difensivo. I biancazzurri furono protagonisti di un torneo di vertice. Settimo posto finale e rendimento casalingo niente male: una sola sconfitta, record di gol fatti e seconda migliore difesa. Nell’anno successivo il sodalizio che aveva allora sede sociale in via Campania si assicurò le prestazioni di Benini, Berlinghieri, Pagano, Ciarlantini, Gasperini, Carrera, Loseto, Rebonato (per lui un ritorno dopo il prestito di Campobasso). Ciò malgrado, per il Pescara una stagione fallimentare e la retrocessione. Un esito fortunatamente ribaltato, e la conservazione del posto tra i cadetti per la radiazione del Palermo. Mentre Catuzzi torna a Bari, a Pescara è la volta di Galeone. Alzi la mano chi non ricorda cosa combinarono quell’anno Rebonato e compagni. Le cose non erano iniziate nel migliore dei modi e dopo un precampionato complicato, si narra che l’esito di un summit del tecnico con il vice-allenatore, Prosperi, e capitan Gasperini - memori delle esperienze vissute con Catuzzi - favorì la scelta del gioco a zona, che poi avrebbe fatto la fortuna dei biancazzurri con la promozione in A. Era il momento favorevole per gli zonisti. Sacchi che da Parma raccolse successi a iosa al Milan; Maifredi che dal Bologna si trasferì alla Juventus; Orrico a Milano sulla panchina nerazzurra; Zeman da Foggia a Roma, prima Lazio poi Roma. Catuzzi, dopo Pescara, fece una serie di esperienze allenando in quasi tutte le categorie. Significativa la chiamata di Peppino Pavone in serie A alla guida del Foggia e alcuni anni dopo in Bulgaria nella squadra leader di quel Paese il CSKA Sofia.
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