Il grande boh
Situazione paradossale
Negli ultimi anni ci sono stati tanti momenti neri in casa Pescara, ma uno buio come questo è difficile da ricordare. Adesso è arrivato al capolinea anche l'interregno di Giovanni Bucaro che ha rassegnato le proprie dimissioni venerdì sera dopo la pesante sconfitta di Rimini. Che qualcosa stesse accadendo era già chiaro a tutti dall'immediato post partita, quando il tecnico ed il ds Daniele Delli Carri non si sono presentati in sala stampa con Bucaro che poi è ripartito dal Romeo Neri in modo autonomo e non con la squadra, ma solo ieri si è avuta la certezza del passo indietro dell'ex vice di Zeman che ci aveva informalmente confermato in mattinata la sua scelta. Un atto di responsabilità da parte del 53enne tecnico palermitano, subentrato con la squadra in caduta libera e con una situazione ambientale esplosiva, con la contestazione dei tifosi nei confronti della società sempre più aspra ed il caso Sasanelli a togliere quel pizzico di residua tranquillità che era rimasta. Il club, però, solo ieri alle ore 16 ha ufficializzato l'addio dell'allenatore quando già erano partiti i primi sondaggi per il successore. Delio Rossi ha declinato subito dato che non intende subentrare con un contratto a termine 30 giugno. Aveva già rifiutato per lo stesso motivo Catania e Lecco ed è in trattativa con una nazionale estera: nemmeno la proposta di un'opzione di rinnovo automatico al raggiungimento di determinati obiettivi ha scalfito la sua ferrea volontà. L'idea della società è sempre stata quella di non vincolarsi a lungo termine – lo era già all'epoca dell'addio forzato di Zeman un mese fa - per avere le mani libere in estate, sia che la compagine resti questa sia che le interlocuzioni per un passaggio di mano o l'ingresso di qualche socio importante trovino positiva soluzione nei prossimi mesi. Nel giro d'orizzonte alla ricerca del tecnico giusto è poi spuntato il nome di Bepi Pillon, l'ultimo allenatore che a Pescara ha iniziato e concluso una stagione senza avvicendamenti. Era il 2018-19 ed il Delfino con la sua guida arrivò alla semifinale playoff per la A, venne eliminato dal Verona e non fu confermato, anche per un rapporto mai sfociato in amore con il presidente Daniele Sebastiani. Pillon era arrivato l'anno prima, voluto da Giorgio Repetto come terzo tecnico di un anno aperto curiosamente anche allora da Zdenek Zeman al timone e poi proseguito con una soluzione interna (Epifani, all'epoca allenatore della Primavera biancazzurra) prima del suo arrivo. Amatissimo dalla piazza, che ad ogni cambio di allenatore ha sempre invocato sui social il suo nome come quello giusto per condurre il Delfino, il “Baffo da Preganziol” è stato tra i primi ad essere contattato mentre in città impazzava il toto nome: in giornata erano infatti circolate altre varie voci (a partire da Venturato, passando per Padalino, Galderisi e Cosmi) mentre i telefoni degli esponenti del club restavano muti per tutti. Ma anche con Pillon non è stato trovato l'accordo, come confermato dallo stesso tecnico veneto. A questo punto sono 3 le candidature principali: Roberto Stellone è sempre stato un profilo assai stimato, forse il preferito, ma anche lui di base non vorrebbe un semplice ruolo da traghettatore senza prospettive di un progetto futuro legato alla sua permanenza e va dunque verso il no, Andrea Camplone, pescarese classe 1966 che non allena dal 2021 dopo l'esperienza di Arezzo, ed Alessandro Calori, che Sebastiani avrebbe voluto già 13 anni fa per il post Eusebio Di Francesco e che ha guidato come ultima squadra la Lazio Primavera.
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