L'Oddo segreto: "Il mio Pescara da...Caos organizzato!"
Una definizione per il Pescara, il racconto delle sue idee di calcio e del suo passato più recente, quello tra carriera di giocatore e quella di tecnico. E' un Massimo Oddo abbastanza inedito quello che si è raccontato a "La Gazzetta dello Sport" di ieri. Ecco qualche estratto: Tra giocatore e allenatore: "Sono cresciuto, ho cambiato compagna ma sono sempre me stesso, senza fingere mai. Mi sono laureato in Scienze Manageriali dello Sport, mi vedevo dietro alla scrivania, alla Galliani. Ma è difficile fare quella carriera, è una casta, e il mio cognome è pesante. Ho avuto la possibilità di allenare e adesso amo questo lavoro" Le idee di calcio: "Bisogna capire i giocatori, non prendere se stesso come esempio e non aspettarsi che siano come i compagni di una volta. La squadra perfetta è quelle che, se gli altri giocano su di te, tu trovi il modo di aggirarli. Rotazioni, movimento, inserimenti, nessun punto di riferimento. Ogni allenatore ha la sua testa, qualcuno preferisce guardare partita per partita, io preferisco vincere attraverso il gioco. Ma si può vincere anche come il Carpi che aspettava e colpiva- Ho grande rispetto quando vedo uno come Cosmi o Delio Rossi, ma nessuno mi ha mai fatto pesare l’età. Nel calcio vale tutto. Hanno vinto Trapattoni e Zeman, che sono agli antipodi come calcio. Io credo che contino le idee. E poi è importante l’esperienza: conosco i giocatori, ora sto imparando a gestirli. Bisogna crescere sperimentandosi, il salto in prima squadra è notevole, a prescindere dalla categoria. Io prima di iniziare avevo 100 idee, me ne sono rimaste 50-60 e intanto ne ho trovate altre. Nel settore giovanile puoi sbagliare, con i grandi no" Il suo Pescara: "Sono molto soddisfatto, ma il calcio è fatto di momenti. Per i risultati vediamo alla fine, sui giovani e il gioco ho la fortuna di avere una società che ha sposato le mie idee. Come definirei il mio Pescara? Caos organizzato, esattamente. La definizione mi piace. Ma quando ci difendiamo ci deve essere solo organizzazione. Qui mi è servita molto l’esperienza da calciatore, so come vivono la sosta e il mercato i giocatori. Sono entrato nella loro testa, oggi l’allenatore deve essere anche psicologo. Zeman? Ha dogmi molto precisi, mosse predeterminate. Con me il giocatore ragiona, si muove in relazione all’avversario e alla palla. Se c’è una difficoltà ne deve uscire da solo, non per le dritte dell’allenatore. Ho visto grandi progressi. Ci sono state partite in cui abbiamo dominato e abbiamo perso. Adesso sappiamo soffrire e gestire i momenti: la vittoria sul Bari è l’esempio. " Caprari e Lapadula: "Caprari ci ha messo 4 anni a capire di essere forte; si è liberato dalla Roma e gli è scattato qualcosa in testa, ora conosce il sacrificio e gioca anche senza palla. Il suo talento l’ho visto in pochi. Come Lapadula ne ho visti un po’ di più, ma con una fame del genere pochi; può non porsi limiti. Se a loro viene una testa come quella di Gattuso, diventano campioni". Ed è già asta per i due, ma anche per lui, anche se prima c'è un grande obiettivo da raggiungere. La corsa alla A: "Guardo davanti. Dobbiamo andare forte per prendere Cagliari o Crotone: se così facendo si staccano quelle dietro, meglio. Ma è più semplice rincorrerne una che cercare di staccarne 5-6. E il più grande limite umano è porsi dei limiti"
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