Uno stop che non deve interrompere il percorso
Resettare, imparare e ripartire
Resettare e ripartire. Ma non senza aver imparato prima la lezione. Il primo stop stagionale del Pescara, arrivato proprio nel derby a rinviare l'assalto al secondo posto in classifica, ora occupato dal Cesena (che ha 3 punti di ritardo dalla battistrada Torres ancora a punteggio pieno), probabilmente può fare più bene che male alla truppa di Zeman. “Si impara più dalle sconfitte che dalle vittorie”, ha detto tempo fa il boemo e non ha torto, anche perchè alcuni successi finora ottenuti hanno avuto come effetto quello di celare i problemi esistenti invece di dare ulteriore carica e fiducia ad una squadra giovane che, inevitabilmente, nel suo percorso di crescita avrebbe incontrato qualche difficoltà. La partenza sprint aveva illuso un po' tutti che si fosse più avanti del preventivato nel processo di zemanizzazione, ma il condottiero non era caduto nel tranello e non aveva mai perso occasione per rimarcare gli aspetti negativi di ogni prestazione prima di quelli positivi. Era un monito chiaro, che però solo la sconfitta con il Pineto ha fatto capire a tutti. Nel derby c'è stato davvero poco da salvare, ovviamente non il risultato e sicuramente nemmeno la prestazione. Nessun campanello d'allarme, ci mancherebbe altro: non era tutto oro ciò che luccicava prima e non è tutto da buttare adesso. Di certo, la sfida con i cugini ha rappresentato un passo indietro rispetto alla pur non convincente prova offerta con la Spal, dove di positivo c'era stato il risultato o poco più. Mercoledì sera la Dea Bendata si è ripresa, assumendo le fattezze della topica di Brosco sul gol decisivo di Gambale, ciò che domenica pomeriggio aveva concesso a Ferrara, vedi errore di Del Favero al novantesimo su tiro di Cangiano, ma è chiaro che la sola fortuna non può spiegare una partita nella quale, al netto di alcuni pesanti errori sotto porta, ormai una costante, il Delfino ha prodotto il minimo sindacale. Come quegli impiegati che timbrano il cartellino e poi svolgono il proprio dovere senza passione e in modo meccanico, con un occhio all'orologio e aspettando solo l'uscita. Se il Pescara non impone il suo ritmo e non riesce a produrre gioco va in affanno, non sapendosi modellare all'avversario, e rischia di poter perdere con chiunque, perchè per natura presta il fianco alle ripartenze altrui e concede in fase difensiva ancora più del dovuto. E stavolta non hanno convinto nemmeno le scelte dello stratega della panchina, tanto quelle iniziali quanto quelle a gara in corso. “Ho cambiato solo i terzini ed il centrale di centrocampo”, ha spiegato il boemo sull'undici base, ma se a questi 3 cambi aggiungi le assenze di Tunjov ed Accornero ecco che i volti nuovi diventano 5 rispetto alla formazione consueta. La scelta di un centrocampo muscolare contro una formazione organizzata e che faceva tanta densità non ha pagato anche perchè, con interpreti più dediti a corsa e sciabola che non a geometrie e fioretto, la costruzione della manovra è stata sin troppo scolastica e leggibile per Amaolo, che ha studiato e fatto applicare un piano partita senza errori. Anche i cambi hanno destato perplessità, per tempi (si è aspettato troppo) e modi (si potevano sfruttare tutti gli slot e scegliere soluzioni diverse). Perchè, ad esempio, non inserire Tommasini per l'assalto finale quando erano saltati tutti gli schemi? E perchè non provare Mora, che con la sua esperienza poteva certamente dare una mano in una partita già sporca e che si era ulteriormente complicata dopo lo svantaggio? Le risposte a queste e ad altre domande si avranno già lunedì, quando all'Adriatico sarà di scena la Vis Pesaro per una partita da non fallire.
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