Camplone: “Mi piacerebbe allenare il Pescara. Questa stagione…”
L’ex allenatore del Catania, a Rete8, ha ripercorso la sua breve esperienza nel 2007 e poi...
A CURA DI RICCARDO CAMPLONE - Andrea Camplone, ex allenatore del Catania, ha espresso la sua opinione sulla possibile ripartenza del campionato. Proprietario di uno stabilimento balneare a Pescara, l’ex tecnico del Perugia, a Rete8, non nasconde le problematiche che ha portato l’emergenza Covid-19: “Stiamo cercando di riaprire lo stabilimento anche se c’è una situazione drammatica. Ad oggi non sappiamo le direttive e siamo in netto ritardo. Oltre il calcio anche il lavoro quotidiano, dove non c’è solidità, è un grandissimo problema. Il calcio deve ripartire? Se dovesse ripartire andrà fatto con tutti i criteri, altrimenti è inutile che riparta per fare solo un piacere alle società per i diritti televisivi. Giocare a porte chiuse non ha senso ed in questo modo si falserebbe il campionato. Alla base c’è la salute, se fosse intaccata è giusto stare a casa e quest’anno lo scudetto potrebbe non essere assegnato, si guarderanno le qualificazioni alla Champions ed Europa League, mentre in Serie B potrebbero salire le prime squadre. Lo stesso discorso vale per la C, ovvero le prime classificate dei 3 gironi, non è detto che ci debba essere una quarta squadra. Se ce una logica tutto si può fare ma purtroppo noi siamo il Paese delle complicazioni delle cose semplice. Sicuramente andrà programmata la prossima stagione mentre invece si sta programmando la fine di quest’ultima, siamo in netto ritardo e non capisco per quale motivo, visto che i diritti televisivi sono stati acquisiti. Il danno c’è stato, tutti hanno perso qualcosa sia le società, giocatori ed allenatori. Converrebbe azzerare tutto pensando alla salute, che è la cosa principale e programmare la prossima stagione.”
Sul Pescara: “Ho perso le speranze per poter allenare il Pescara, perché sono un ex giocatore e feci un’apparizione nel 2007 quando la società era fallita e si erano dimessi tutti, ero rimasto da solo con Andrea Iaconi e Bignone, poi avevamo i dottori e massaggiatori. Quando tornammo dal ritiro di Caramanico trovammo lo stadio chiuso con erba alta e andammo alla Pineta. Decisi di dimettermi perché in quelle condizioni non volevo far parte di un progetto devastante. Scelta pagata? Come sempre, perché mi identificarono come un traditore. Mi sarebbe piaciuto rimanere ma quando vidi che non cerano le basi era inutile far parte di un tracollo annunciato, anche perché ho dato tanto e ho ricevuto dal Pescara, vivo in città e voglio andare a testa alta perché non ho nulla da rimproverarmi. Tutte le scelte che ho fatto sono state per il bene del Pescara perché voglio bene a questa società. Se avessi pensato ai soldi sarei rimasto, visto che con Iaconi firmai un contratto che tra l’altro restituii gli assegni al nuovo presidente, molte persone queste cose non le sanno e quando non sai la verità non puoi permetterti di giudicare una persona. Mi piacerebbe vincere qualcosa a Pescara, visto che l’ho fatto a Perugia essendo l’unico giocatore ed allenatore che ha vinto il campionato con la stessa squadra, io sono di Pescara e nonostante ho vinto 2 campionati da calciatore mi piacerebbe farlo anche nelle vesti di allenatore. Tutti i datori di lavoro che mi hanno assunto hanno sempre detto che lavoro tanto, quello che mi preme sottolineare sono le qualità e la squadra che ti mettono a disposizione. Se vuoi fare un gioco veloce devi avere ragazzi giovani mentre da marpioni servono persone con esperienza. È normale che tante componenti si debbano incastrare per poter vincere un campionato, perché in qualsiasi categoria non è semplice. Con Sebastiani mi sento spesso, ogni tanto passava per farsi una passeggiata, quando eravamo aperti si fermava a prendere un caffè e parlavamo. Io non ho nulla con il Presidente, mi lascia anche i biglietti per andare allo stadio. Secondo me questo matrimonio non ci sarà mai. Quest’anno è stata una stagione particolarissima. All’inizio quasi tutte le squadre vogliono risparmiarsi cercando di creare una squadra composta da giovani, poi vogliono vincere e per farlo servono gli uomini. Il Pescara ha avuto un po' di carenza in attacco perché non avendo le punte credo sia stato il male di questa squadra. Ha una squadra abbastanza giovane anche se non giocava granché e raccoglieva poco e quando andava sotto con il risultato non aveva la forza di recuperare. La prima cosa da fare per poter vincere un campionato sono le punte perché fanno la differenza. Dai tempi di Galeone mi hanno sempre insegnato che l’ossatura della squadra sono la punta, mediana, due difensori ed il portiere mentre sulle fasce devi mettere gente che corre. Sono un paio di anni che il Pescara stenta dai tempi di Lapadula, non ci sono più gli attaccanti forti che nel momento di difficoltà tiravano fuori dal cilindro la giocata che ti faceva vincere la partita. La sospensione del campionato è stata una fortuna per i biancazzurri? Menomale perché quando entri in un tunnel dove non vinci e non hai gente di esperienza e di personalità fai fatica perché Pescara è una piazza esigente, ha fatto dei campionati di Serie A, ha sempre lottato disputando la B ad alti livelli ed automaticamente la piazza è abituata ad una classifica ad alti livelli. Non puoi permetterti errori come quelli di questa stagione e menomale che c’è stata questa sospensione che ha salvato un po' la situazione.”
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