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QUANDO PIPPO DIVENTA SUPERPIPPO

10.11.2014 09:39

Deve averne mangiato un po', alla vigilia della partita. Magari solo una fetta: la pizza fritta di nonna Anna, alla faccia della dieta leggera di ogni buon calciatore. O forse gli è bastato solo immaginarsela. Perchè di quella è ghiotto e perchè, forse, come le noccioline del Pippo di Walt Disney, gli da i superpoteri e lo trasforma in SuperPippo. Nel super centravanti che segna un rigore decisivo (quanto pesava quel pallone?) e, soprattutto, un gol che è una perla assoluta. Il settimo in campionato, il ventisettesimo con il Pescara (sono 31 sommando pure quelli in Coppa Italia). Ogni tanto, Riccardo Maniero rovista dentro il suo cappello magico e trova numeri come quello di Brescia. Come quello sul campo del Torino in quella sera d'estate di un anno fa, per una partita di Coppa Italia. Il fisico, d'accordo, ma vuoi mettere la qualità di gol così? "Non sembri neanche tu!", gli amici gli scrivono messaggi e lo prendono in giro. Eppure Pippo (hanno incominciato a chiamarlo così già dai tempi delle giovanili della Juventus, omaggio e assonanza con quel Pippo Maniero, attaccante padovano degli anni '90 con un centinaio di gol nel calcio professionistico ed oggi allenatore a livello dilettantistico in Veneto) gol belli ne ha fatti tanti. "È che magari mi è sempre mancata un po' di continuità e per aver quella io sono uno di quei giocatori che deve stare bene fisicamente", ha spesso ripetuto. Condizione, consapevolezze, il gol al 90' alla Nocerina per il primo posto nel campionato dell'ultima promozione, la fascia di capitano, i fischi, le panchine e le incomprensioni: gli alti e bassi della sua carriera. E pure qualche bivio preso dalla parte sbagliata. Come quella volta che Zeman stava preparando la prima di campionato, a Verona, e aveva provato lui, Pippo, per tutta la settimana nella squadra titolare. "C'era molto caldo e io salii sul pullman scegliendo di mettere i pantaloni corti della tuta e non quelli lunghi come gli altri miei compagni. Cangelosi me lo fece notare, rimproverandomi e al Bentegodi poi mi ritrovai in tribuna". Quel giorno al centro dell'attacco giocò Immobile che segnò subito e da lì non si fermò più. Forse sarebbe andata allo stesso modo, forse quella era una sliding door  e Pippo, quel giorno, non aveva mangiato la pizza fritta di nonna Anna. Daniele Barone, Sky Sport

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