Editoriale

Perdere si può, perdere senza lottare no

10.10.2012 10:00

all.stroppa


Un enorme passo indietro, una sconfitta che riporta il Pescara di Stroppa ai problemi e agli interrogativi di quindici giorni fa. La debacle interna contro la Lazio fa ripiombare il team biancazzurro in dubbi ed incertezze, spazzando via gli effetti benefici, ovviamente non dalla classifica ma dalla mente di tifosi e commentatori, dei 7 punti conquistati nella mini striscia di risultati utili consecutivi. “In Italia c’è solo la cultura della vittoria senza partire dal metodo e riconoscerne il merito”, sostiene Arrigo Sacchi. Con troppa miopia, infatti, anche per il Delfino si sono analizzati il pari di Bologna e le due vittorie con Palermo e Cagliari valutando principalmente il bottino raccolto e non il modo nel quale si erano portati a casa i 7 importanti mattoncini per la graduatoria. Il Pescara non è ancora una squadra, è solo un insieme di calciatori allo stato attuale. I motivi li abbiamo abbondantemente sviscerati nelle scorse settimane e risulta ridondante ripeterli in questa sede, ma il dato certo è che non si può più procrastinare l’attesa. Il Pescara non è squadra coesa e compatta in campo: sul piano tattico non si è ancora trovata una precisa identità di gioco. La fase difensiva è rimasta traballante, quella offensiva impalpabile con Vukusic eremita nelle difese avversarie: non c’è equilibrio in difesa e non c’è una trama di gioco precisa in fase di costruzione che è affidata principalmente all’estemporaneità delle giocate dei singoli. Trovare il bandolo della matassa è la priorità da affrontare: ad esempio, allo stato attuale dei fatti sembra difficile poter far coesistere Weiss, Vukusic e Quintero senza pagare ulteriore dazio in fase di non possesso, ma riuscire a trovare il modo di impiegare contemporaneamente i tre elementi di maggior talento e gli unici in grado sul piano tecnico di trascinare il Delfino è fondamentale. Basteranno i giorni che separano la truppa dalla trasferta di Udine? Probabilmente no, ma quanto meno dei palpabili progressi in tal senso sono imprescindibili.

Altro aspetto da curare e che sembrava essere parzialmente risoltosi con le tre gare senza sconfitte è quello psicologico. “Il risultato è la miglior medicina”, si sostiene ed è vero, tuttavia la prestazione offerta contro la Lazio sconfessa i passi in avanti in termini di fiducia, autostima e consapevolezza nei propri mezzi che si davano per certi. Perdere contro una squadra attrezzata come la Lazio può essere anche nella logica delle cose, il modo no. Senza grinta, senza mordente, senza un briciolo d’orgoglio. Una neopromossa che ha come obiettivo quello della salvezza deve lottare ogni minuto di ogni partita, senza lesinare alcuna stilla di energia. La ‘vis pugnandi’ deve essere il motore di ogni prestazione, è essenziale che sia sempre presente. Perdere si può, perdere senza lottare no. 

 

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