I biancazzurri del domani: Manfredo Pietrantonio
Corre veloce Manfredo Pietrantonio. La fascia sinistra è tutta sua. Tra i 7-8 migliori prospetti del vivaio del Pescara – quelli che secondo gli addetti ai lavori possono avere una carriera tra i professionisti – Pietrantonio ha le stigmate del predestinato. Doti innate da leader, talento in un ruolo che in Italia latita di interpeti doc ed una serietà fuori dal comune per un ragazzo nemmeno maggiorenne. Ne ha fatta di strada quel bimbo che giocava nella piazzetta vicino casa sua nella Marina sud. A sei anni l’ingresso nel Pescara, tutta la trafila nel settore giovanile e, contro il Cagliari, la prima chiamata come aggregato della Primavera dopo aver collezionato anche 2 presenze con la Berretti di Zauri: Pietrantonio, terzino sinistro classe 1998, vuole bruciare le tappe. L’obiettivo è quello di far parte stabilmente nella Primavera targata 2015-16, ma prima deve (e vuole) contribuire ai successi degli Allievi di mister Iervese. La peculiarità di questo baby che ammira Marcelo del Real Madrid ed aveva un debole per il Balzano di epoca Zeman a Pescara? La fascia da capitano costantemente indossata. Non solo per “anzianità di servizio”. Capitano nei Giovanissimi con Mancini, capitano negli Allievi Professionisti con Cammarata, Capitano con gli Allievi Nazionali di Iervese dopo che il tecnico, ad inizio anno, aveva azzerato le gerarchie. Sul campo si è riconquistato la fascia, lavorando sodo con determinazione e serietà. La stessa che mette negli studi, lui che è al terzo anno all’Itis Volta e che è uno studente modello. Il merito è suo, sicuramente, ma anche della famiglia e della sorella Alessia che lo seguono passo dopo passo. A loro dedicherà la realizzazione del suo sogno, se mai dovesse avverarsi: esordire con la maglia della prima squadra e giocare sotto la Curva Nord, il settore che “vive” quando gli impegni agonistici glielo consentono. Un giorno gli piacerebbe ripercorrere la strada di un altro grande terzino pescarese, Fabio Grosso e non solo perché gli piacerebbe un giorno una maglia alla Juve. Deve però continuare a lavorare sodo per migliorarsi e mantenere i piedi per terra per poi poter spiccare il volo. Anche se sembra una contraddizione in termini. Corre veloce Pietrantonio e la sua testa è rivolta al campo e agli studi. Ha poco tempo per il resto e lo impiega con gli amici e con la Playstation, ma con giochi rigorosamente dedicati al calcio. Ringrazia ogni tecnico che ha avuto, da ognuno ha imparato qualcosa: da Mancini a Iervese (che vuole terzini d’attacco, come piace a Pietrantonio), passando per Oddo che gli ha fatto fare allenamenti specifici per migliorare nei punti deboli, come i colpi di testa. D’altro canto, per uno posato come lui i colpi di testa non sono la specialità della casa. Corri, Pietrantonio, corri forte: il futuro è tuo!
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