La metamorfosi
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Il Delfino sta cambiando pelle, ma la trasformazione è ben lungi dall'essere terminata. L'iniziale squadra targata Zeman, che creava tantissimo e andava in rete con continuità pur concedendo tanto, anzi troppo agli avversari, sta lentamente diventando altro. Con l'arrivo di mister Emmanuel Cascione, dopo l'interregno Bucaro dove si era già iniziata a smarrire la via del gol senza fermare l'emorragia di reti subite (14 in 5 partite), c'è stata un'inevitabile inversione di tendenza, data la necessità di ridare equilibrio e solidità ad un gruppo ormai allo sbando e facile preda anche di avversari assai modesti (vedi Pesaro, Recanatese e Rimini) che hanno mietuto messe di gol, strapazzando un Delfino inerme ed impotente. Adesso, dopo le 3 partite della terza gestione stagionale che hanno prodotto 4 punti ed un solo gol al passivo, non siamo al “primo non prenderle, poi provare a darle” come motto ma era chiaro che come primo passo si dovessero ridare certezze e compattezza alla squadra. Dunque, formazione non più cambiata di giornata in giornata e filosofia di gioco chiara: baricentro più basso, meno aggressione alta e linee corte e serrate per provare a giocare in ripartenza, nella consapevolezza che così facendo ci sarebbe stato più campo da coprire per poi provare a rendersi pericolosi davanti alla porta avversaria. Gli ultimi 270 minuti hanno determinato il completamento del primo step, adesso nelle prossime 3 partite bisogna completare la fase 2: trovare una proposta di gioco più convincente in fase offensiva. Mister Cascione al termine della gara contro l'Entella ha puntato l'attenzione proprio sulla mancanza di coraggio e personalità nella costruzione del gioco offensivo, resa ancor più evidente da un avversario che, raccolto e ben organizzato, non ha lasciato spazi utili e soffocato ogni spunto biancazzurro. Ma già dal posticipo si è capito che il futuro prossimo del Delfino potrebbe non essere più targato 4-3-3 ma 4-2-3-1. Nel finale di partita, infatti, Cascione ha provato un nuovo assetto, togliendo un centrocampista ed inserendo un uomo offensivo in più al fine di cercare un fraseggio più rapido e verticale. Con un uomo sottopunta e dunque inserito tra le linee avversarie si ha modo di provare ad incidere meglio in fase offensiva, anche andando a cercare la superiorità sugli esterni con il trequartista che svaria e non fornisce punti di riferimento, ed il Pescara ha uomini adatti a svolgere quel ruolo, a seconda dell'interpretazione che si vuole dare alla fase di possesso. Ci sono infatti Meazzi, Accornero, Cangiano ma anche Tunjov che, ognuno con caratteristiche diverse dall'altro, possono alzare il baricentro della squadra senza dimenticare, al pari degli esterni, di dare un sostanzioso contributo in fase difensiva. L'esperimento ha avuto un suo senso e potrebbe avere già un seguito ad Olbia, quando si potrebbe puntare ad esempio su Vergani come prima punta per sfruttarne fisico, senso del gol e capacità di tenere alta la squadra. Per la partita in Sardegna risponderanno presente Merola e Masala, fermati da inizio settimana da piccoli problemi muscolari, ma mancheranno Milani e Pellacani. Quella di domenica per l'Olbia sarà invece la classica partita da ultima spiaggia. Da tempo la squadra affidata ora a Biagioni non è più padrona del proprio destino ed ha bisogno di una vittoria e di risultati favorevoli da altri campi per continuare a sperare. Sono out l'abruzzese Cavuoti, Mordini, Schiavone, Boganini e Zanchetta, tutti infortunati, che faranno compagnia in tribuna allo squalificato Palomba.
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