Giro in Abruzzo story
La corsa rosa e la nostra regione
22 anni dopo l'Abruzzo alza il sipario sul Giro d'Italia. Era il 2001 quando con la cronometro individuale Montesilvano-Pescara iniziò l'edizione numero 84, poi vinta da Gibo Simoni. La prima maglia rosa fu il belga Rik Verbrugghe, che mantenne il simbolo del primato anche nelle 2 tappe successive, la Giulianova-Francavilla, vinta da Ellis Rastelli sotto una pioggia battente in uno sprint ristretto a 30 corridori, e la Fossacesia-Lucera, risolta in volata da un guizzo del tedesco Danilo Hondo. All'epoca gli idoli erano Mario Cipollini, il più grande velocista di sempre e MArco Pantani, uomo che non ha bisogno di presentazioni, e corse anche un giovane Danilo Di Luca, che in quella edizione vinse la tappa del Santuario di Montevergine di Mercogliano. Da allora le strade d'Abruzzo sono state spessissimo protagoniste della kermesse rosa, ma è nell'ultimo lustro che sono diventate centrali anche nell'economia della classifica generale. Nel 2017, ad esempio, Nairo Quintana con un numero spettacolare sul Blockhaus si prese tappa (che partiva da Montenero di Bisaccia) e maglia di leader in una frazione in cui, ai -2 dalla salita di Roccamorice, diversi ciclisti, compresi alcuni favoriti, furono protagonisti di un incidente contro una moto della polizia stradale che era sul bordo della strada. L'anno dopo a Campo Imperatore, ad imporsi fu Simon Yates, che in maglia rosa rifilò 1' a colui che poi vinse l'edizione 101, il connazionale Chris Froome e ricordò a molti l'impresa sul quel traguardo del Pirata Pantani nel 1999, quando nella frazione partita da Pescara mise tutti in fila nell'anno successivo all'accoppiata Giro-Tour e in quello dei fatti di Madonna di Campiglio. Nonostante si dicesse che fosse ancora lontano dalla forma migliore, il compianto fuoriclasse di Cesenatico mise tutti alla frusta con una serie di accelerazioni e progressioni, poi diventate proverbiali, negli ultimi 2500 metri di scalata, facendo saltare i suoi avversari uno alla volta e Ivan Gotti fu l’ultimo a cedere. Da quando nel 1971 il Giro d’Italia arrivò per la prima volta a Campo Imperatore, con il successo dello spagnolo Vicente Lopez-Carril e la maglia rosa a Ugo Colombo, il traguardo abruzzese è sempre stato inserito nella prima parte del Giro d’Italia, al massimo alla Tappa 9 come nel 2018, e per questo è stato spesso teatro di uno dei primi faccia a faccia tra gli uomini di classifica. A Campo Imperatore il Giro d’Italia ci è arrivato quattro volte, senza contare la 14a tappa del 1985 che terminava a Fonte Cerreto, ai piedi della salita, e vinta da Franco Chioccioli. Nel 2019 la Vasto-L'Aquila incoronò Pello Bilbao re di giornata e confermò in rosa Valerio Conti mentre nell'anno dello scoppio della pandemia si corse ad ottobre e l'Abruzzo fu protagonista con 2 tappe: la San Salvo-Roccaraso vinta da Guerreiro e la Lanciano-Tortoreto Lido vinta da Sagan (Almeida leader della generale in entrambe le frazioni). Nel 2021 l'Abruzzo fu decisivo: dopo la Notaresco-Termoli vinta da Ewan con Attila Valter leader, nella seconda delle 3 tappe in programma, la Castel di Sangro – Campo Felice (Rocca di Cambio), il colombiano Egan Bernal vinse la frazione e si prese la maglia rosa, tenuta nella L'Aquila-Foligno e sino alla fine della corsa che dunque vinse. L'anno scorso 3 giorni per la carovana in Abruzzo, compreso quello di riposo tra la Isernia-Blockhaus e la Pescara-Jesi vinta dall'eritreo Biniam Girmay (è stato il primo africano di etnia nativa a conquistare una tappa nella corsa rosa). Nel tappone di montagna trionfò Jai Hindley, “L'australiano d'Abruzzo” che conquistò anche la vittoria finale della corsa: da giovanissimo ha vissuto nel Pescarese risiedendo a Cappelle sul Tavo, poiché scoperto dall'Aran Cucine di Umberto Di Giuseppe.
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