Tore Pinna gioca ancora! "Ma volevo chiudere la carriera a Pescara"
Indimenticabile ex. Tore Pinna ha rappresentato un pezzo di storia recente del Pescara. Ha amato squadra e città in modo viscerale, ricambiato. Avrebbe voluto chiudere in riva all'Adriatico la sua carriera, ma così non è stato. Ed ora gioca ancora. A 40 anni passati! un vero highlander del calcio che oggi celebra le 40 primavere del Pupone Francesco Totti. La gara era Latte Dolce- Sef Torres, derby di serie D, il teatro quello da lui preferito, il Vanni Sanna di Sassari. Tore ha nuovamente indossato i guanti e si è messo tra i pali della sua squadra. Come ha fatto per una vita intera. "A luglio ho firmato un contratto per fare il preparatore dei portieri, ma l'accordo prevedeva anche che mi sarei dovuto allenare perché in caso di necessità avrei dovuto dare una mano e così è stato: ne ho messe a disposizione due. La partita mi ha emozionato, c'era tanta gente e si affrontavano due squadre di Sassari: non potevo chiedere di più. Il rammarico è aver giocato questo derby con l'assenza di 10 giocatori importanti, in particolare Roberto Merino, il peruviano ex Salernitana. In campo nella Torres c'erano tanti ragazzi provenienti dal settore giovanile, esordienti nel campionato dei grandi. Ma pazienza, per me rimarrà un momento indimenticabile lo stesso. Tornare a giocare dopo tanti anni davanti ai miei tifosi mi ha regalato emozioni uniche, mi è venuto da piangere: erano troppi i ricordi che mi attraversavano la mente. Sassari e la Torres sono tutto per me, sono la mia vita", racconta Pinna a gianlucadimarzio.com "Io sono tifosissimo fin da bambino e non si può certo dire che non mi sia guadagnato la mia opportunità nel calcio. A 15 anni già giocavo in Prima Categoria, a sedici in Promozione, a diciassette in serie D. Rimasi in interregionale per quattro campionati, con il Castelsardo, ma nonostante diverse richieste di squadre professionistiche, per un motivo o per l'altro non riuscii a salire di categoria. Nel frattempo, per continuare a sognare, dovevo anche portare i soldi a casa e quindi decisi di lavorare per il Consorzio Agrario. Dalla mattina prestissimo scaricavamo sacchi da 50 chili, 2.500 circa al giorno. Poi arriva il premio, andavo ad allenarmi e a giocare. Il sogno non l'ho coltivato da solo, con me c'è sempre stato Antonio Langella: siamo cresciuti assieme". Salerno, dove ha giocato, gli è rimasta nel cuore ("L'Arechi è indimenticabile per me e con la Salernitana mi sono sentito veramente un giocatore di serie A"), ma ancora di più ha amato Pescara. Il suo primo ricordo dei biancazzurri, però, riguarda una sfida da avversario. "Ricordo benissimo il 2008, la finale Salernitana-Pescara, quella per salire in B, quando parai un rigore a Sansovini. Scese giù l'Arechi, quarantamila persone in festa, mi vengono ancora i brividi se ci penso. Il momento più esaltante della mia carriera", racconta. Poi passò proprio al Pescara. "Altro capitolo felice della mia storia e, non vorrei essere ripetitivo, ma anche lì sono stato amato e avrei voluto chiudere la mia carriera, perché a Pescara mi sono trovato veramente da Dio. Purtroppo, nonostante risultai per due anni il miglior giocatore dei biancazzurri, davanti a gente come Marco Verratti, non arrivò la conferma. Ci rimasi malissimo, ma questo non cancella le emozioni. Ricordo ancora i trentamila del Bentegodi l'anno precedente, durante la finale Hellas Verona-Pescara, per salire in B. Quelle partite valgono la serie A, ti regalano sensazioni uniche". A proposito di Verratti, come era all'epoca il fuoriclasse del centrocampo azzurro? "Numeri e qualità si vedevano da subito, era già un piccolo fenomeno: si capiva che avrebbe fatto una grande carriera. Ma io ho ottimi ricordi anche del presidente Sebastiani, dell'allenatore Eusebio Di Francesco e di Fabrizio Lucchesi". Il rammarico è doppio, perché l'anno dopo sarebbe arrivato in panchina un certo Zdenek Zeman e, di conseguenza, per Salvatore sarebbe arrivata anche la serie A: "Quello di portiere è un ruolo fondamentale nel gioco del boemo e io avevo già capito come interpretarlo con un altro grande maestro come Eusebio Di Francesco, che si ispira dichiaratamente a Zeman. Al boemo piacciono i portieri che sanno giocare la palla e diciamo che sarei partito molto avvantaggiato. Peccato, sono comunque felice della mia carriera, anche perché se vogliamo dirla tutta l'opportunità di giocare la A l'avevo già avuta..." Chiuso l'album dei ricordi, si passa a pensare al futuro. Che sarà roseo. "Da qualche anno ho una scuola di portieri e la dirigo insieme a Sergio Pinna, che giocò nella Torres di Gianfranco Zola. L'Accademia sta avendo ottimi risultati e sono sicuro che presto vedrete qualche ragazzo in società professionistiche". In bocca al lupo, Pinna!
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