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L'analisi post Gubbio

02.12.2024 08:14

Il Delfino è tornato a correre. Lo scivolone nel derby è stato subito archiviato, nel modo migliore, esattamente come la precedente sconfitta di Pesaro, ancora più ingiusta dato il contenuto della prestazione e maturata anche in quella circostanza in inferiorità numerica. La banda Baldini a Gubbio ha messo in cassaforte altri 3 pesantissimi punti, confermando lo spessore di una squadra che in pochi ad agosto avrebbero pronosticato come autrice di un percorso da record costituito da 39 punti, con 12 vittorie di cui ben 7 in trasferta, in 17 partite. Nella tana dei Lupi d'Umbria sono arrivate risposte importanti oltre alle conferme di (tanti) aspetti positivi e di alcuni (pochi, in verità) negativi già evidenziati nelle precedenti 16 uscite. Si è ad esempio avuto la certificazione che la panchina pescarese può davvero contare sulle cosiddette alternative. Ivan Saio ed Erasmo Mulè erano al debutto da titolari dopo aver messo insieme solo spiccioli di partita prima di sabato (81 minuti il portiere e 69 il difensore) ed hanno fornito una prestazione di sostanza. Certo, un Gubbio più che incerottato non ha creato eccessivi grattacapi, ma non era scontato che una difesa totalmente di nuovo conio e priva dei totem Plizzari e Brosco fornisse garanzia di solidità e di tenuta. Si è avuta inoltre la conferma della personalità e della maturità del gruppo, che ha tenuto saldamente in mano la partita in ogni frangente, decidendo tempi e modi delle giocate ed i ritmi da impartire nei vari frangenti del match. A centrocampo, senza l'imprescindibile Dagasso, pur al cospetto di una mediana eugubina che ha sempre e solo impugnato la sciabola, il trio biancazzurro non ha mai tirato indietro la gamba. E persino Tunjov, spesso indolente in fase di non possesso, si è calato nella parte, dando un discreto contributo. L'estone è stato poco appariscente, ma ha badato al sodo ed ha anche cercato di dare qualità in rifinitura. Con il canterano è un'altra musica, ma i campionati si vincono anche grazie alla panchina e ora mister Baldini sa di poter contare su più elementi, che per molti sono comprimari ma che per lui sono parti integranti e fondamentali del gruppo. Di stonato, ancora una volta, c'è stato l'acuto mancante in zona gol. Il Pescara comanda sempre le operazioni in campo (ha steccato solo la gara di Arezzo e il secondo tempo con il Perugia, gare entrambe concluse in pareggio ed anche questo è un aspetto positivo) ma fatica a trovare la via della rete. Scuipa tanto, anzi troppo il Delfino pur creando nitide occasioni. Anche al Barbetti nel solo primo tempo, chiuso a reti immacolate, si sono contate almeno tre ghiotte chance gettate alle ortiche. Solo dopo l'epsulsione dell'ex Proietti in avvio di ripresa il Pescara è riuscito a bucare la rete umbra, mettendo al sicuro una partita nella quale ha patito meno del minimo sindacale in difesa. Diventare una squadra più concreta è il prossimo, inevitabile step di crescita per coronare a maggio il sogno di Silvio Baldini e del popolo pescarese. A proposito del tecnico: anche nell'ultima sfida si è vista in positivo la sua mano, sia nelle scelte iniziali sia in quelle a partita in corso. Quando ha capito che il Gubbio era all'angolo, ad esempio, ha provato a sfruttare la superiorità numerica varando prima un 4-2-4 con Tonin e Vergani vicini e poi un 4-2-3-1 con Meazzi guastatore dietro la prima punta. Fermo restando che questo Pescara non può prescindere dal 4-3-3 di base, avere altre soluzioni tattiche per sparigliare le carte non può che essere un qualcosa di estremamente utile e positivo. 

 

 

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