“CHI LA FA L’ASPETTI”
Riecco la fortunatissima rubrica di PescaraSport24 “CALCIOLOGICAMENTE”, curata dal dott. Pietro Literio. Le vicende del Delfino raccontate da un punto di vista del tutto peculiare e molto interessante. Buona lettura!
Il “profeta” (Galeone) aveva messo in guardia: “In serie A il bel gioco non basta. Al primo errore ti puniscono e la difesa biancazzurra mi sembra tutto tranne che invulnerabile.” Squadra avvisata mezza salvata, ma è arrivata una sconfitta netta.
Il calcio, come la vita, è fatta anche di episodi ed occasioni cruciali (una specie di “sliding doors”) e se il capitano non avesse sbagliato malamente il rigore forse parleremmo di un’altra partita ora.
Ma i fatti contano più dei “se e dei ma” (o dei rimpianti) e raccontano di un Pescara “sprecone”, che deve ancora imparare in questa nuova categoria ad ottimizzare tutte le occasioni che crea: sì perché il bel gioco di Oddo, propositivo e offensivo, è sostenibile in serie A se concretizzi le occasioni senza sprecarne troppe o, in alternativa (ma anche in aggiunta), se disponi di una difesa rocciosa.
La partita con la Lazio conferma anche la “coazione a ripetere” (direbbe Freud) del Pescara: dal 60° minuto in poi il Delfino si conferma più fragile, subendo 3 gol: il primo al 67’ su cross da fuori area e in superiorità numerica nella propria area (5 biancazzurri contro 3 della Lazio, con Zampano spalle al marcatore Milinkovic).
Inoltre, i cross e i palloni alti in area biancazzurra rappresentano l’altro punto debole del Delfino, che li soffre sin dalla scorsa stagione in serie B.
Certo l’uscita di Gyomber al 49’ non ha aiutato, alterando l’equilibrio tattico del Delfino, apparso più vulnerabile e sotto tono (nel ritmo e nell’intensità di gioco) dopo la sua uscita (per serio infortunio). E se a ciò aggiungiamo l’ingresso di Manaj in giornata no (che avrebbe dovuto fare da “ariete” contro la difesa laziale), l’assenza di Bahebeck, i troppi contrasti persi, i passaggi imprecisi, il contraccolpo psicologico al rigore mancato e al primo gol dell’avversario “la frittata è fatta” o, meglio se volete, “la tempesta perfetta, è servita”.
Ma vediamo più da vicino i numeri della gara contro la Lazio, che domina in tutti i fondamentali e vince nel possesso palla (60% contro il 40% dei biancazzurri), come nei tiri totali (19 a 7 per la Lazio). Anche nei tiri in porta ha prevalso l’avversario (13 a 4 per la Lazio), come nelle occasioni da gol (17 a 3), e non solo: biancocelesti vincenti anche negli assist totali (6 a 0) e nei corner (11 a 2).
Infine, la Lazio ha fatto meglio (e di più) nei cross (12 a 6), nei lanci lunghi (21 a 15) ed ha attaccato di più la porta del Pescara da tutti i lati dell’area (centro, destra e sinistra). Infatti, sono state 9 le parate del Delfino contro le 4 della Lazio (che ha preso anche 2 Pali).
I biancocelesti hanno “schiacciato” il Pescara nella sua area e, in altre parole, la Lazio ha fatto il Pescara aggredendo alto il Delfino e impedendogli di proporre e impostare liberamente il suo gioco offensivo e propositivo.
Sappiamo che il Pescara è abituato ad aggredire e non ad essere aggredito. Insomma, “chi l’ha fa l’aspetti” avrà pensato Inzaghi, come confermato dal calciatore biancoceleste Parolo: “abbiamo studiato il Pescara. Siamo stati aggressivi da centrocampo in su rischiando qualcosa dietro con tre difensori lasciati al tu per tu, ma ha funzionato. Abbiamo monitorato i match disputati finora dagli abruzzesi, ci siamo preparati molto bene.”
E così a fine gara Oddo pompiere “getta acqua sul fuoco”: normalizza la sconfitta (come meritata), si mostra tranquillo, obiettivo, decolpevolizzando così la squadra e cercando di salvaguardare le sue convinzioni finora costruite. Ecco le parole di Oddo: “Oggi non siamo stati all'altezza e abbiamo perso meritatamente. Non abbiamo fatto una bella partita e la Lazio ci è stata superiore. Ripartiamo subito con umiltà e la giusta cattiveria”.
Diverso è il discorso per i tifosi che con “l’acquolina in bocca” per le belle prestazioni precedenti ora iniziano a “masticare amaro” (dopo la terza sconfitta) e a soffrire: iniziano ad incrinarsi le aspettative crescenti di vittoria, i sogni (di puntare in alto, oltre la salvezza) e le convinzioni nei confronti del valore di questa squadra e del suo gioco. Certo, sognare non costa nulla, ma soffrire sì!
Purtroppo sono 9 i gol incassati in 4 partite, soprattutto nell’ultima mezz’ora. Unica attenuante e l’aver incontrato quattro squadre forti e consolidate, ma è legittimo pensare: “se abbiamo tenuto testa alla capolista Napoli perché non alle altre?”
C’è anche da ricordare che il Mister “sta facendo di necessità virtù”, dal momento che non gode ancora dei benefici del mercato (ancora tutto da valutare nella sua efficacia): finora ha potuto utilizzare (e ben poco) Manaj e Bahebeck, “campando di rendita” con i giocatori dello scorso anno (senza il capocannoniere Lapadula) e adattando la squadra in attacco.
A questo punto, alla luce di tutti i limiti ma anche delle potenzialità del Pescara, la parola d’ordine è “PAZIENZA”: bisognerà averne tanta per agire razionalmente affinché avvenga la piena crescita del Delfino in serie A, sia in termini di maturazione dei nuovi acquisti (dal punto di vista fisico e tattico) che di maggior concretezza e cinismo in campo, in aggiunta alla maggior presa di coscienza della categoria con le sue peculiarità (diversa dalla serie B). A quel punto chissà dove potrà arrivare il nostro Delfino nel mare della serie A!
Nel frattempo, per tornare alla realtà presente, ci attende a breve (mercoledì) l’ostacolo Torino: sarà fondamentale che il Pescara cerchi con la massima determinazione, ora più che mai, di “prendere il toro per le corna!”
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