Qual è la reale dimensione del Pescara?
L'avvio sprint fu vera gloria? O un fuoco di paglia?
Nel calcio di rado i numeri mentono. La flessione di rendimento del Pescara è ormai chiara, i risultati dell'ultimo mese parlano chiaro: 5 punti conquistati in 6 partite, appena 1 nelle ultime 3. E' chiaro che qualcosa si è inceppato, in tutti i reparti. La difesa incassa parecchio (media di due gol a gara nelle ultime 3), a centrocampo si è spenta la luce ed in avanti da quando Mancuso si è fermato si fa gol con il contagocce. Il numero 7 del Pescara, che contro l'Ascoli ha sbagliato un rigore, non va in rete dalla vittoria contro il Lecce, l'ultima e conquistata dal novantesimo in poi grazie ad una doppietta di Del Sole e con gli avversari ridotti in 9. Gli episodi che prima giravano a favore adesso sembrano aver voltato le spalle al Delfino, ma bisognerebbe andare un po' più in profondità per analizzare il problema.
Non è il caso di fare processi oppure drammi - il Pescara respira ancora aria di alta classifica, ha perso una posizione ma è comunque terzo - ma è il tempo di porsi qualche domanda. Cosa è successo? Si tratta di un calo fisiologico o di altro? Fu vera gloria quella dell'avvio sprint oppure un fuoco di paglia? Qual è la reale dimensione del Pescara? Può davvero lottare per la Serie A oppure deve badare a conquistare il prima possibile la salvezza per poi giocarsi tutte le proprie carte per cullare un sogno?
Difficile dirlo adesso, anche se 14 partite di campionato sono un dato cospicuo sul quale fondare una tesi. Di certo si capirà di più una volta completato il giro di boa, perchè all'appello del calendario mancano tutte gare abbastanza complicate. La più agevole è forse proprio la prossima, quella in casa contro il Carpi che però non può perdere punti per strada. Gli emiliani sono rreduci dalla sconfitta interna contro il Lecce e Castori è osso duro, scenderà all'Adriatico per fare le barricate e toccherà ai biancazzurri fare la partita su un terreno poco congegniale alle loro caratteristiche. Il Pescara infatti si esprime meglio quando può giocare di rimessa ed innescare negli spazi gli esterni, trova ben più di una difficoltà quando deve imporre il suo ritmo e prendere in mano il comando delle operazioni, soprattutto adesso che i centrocampisti sono parecchio appannati.
Il Pescara di oggi paga probabilmente un calo fisico fisiologico, forse dovuto alla preparazione mirata ad un avvio importante, ma anche mentale. Ed è questo secondo aspetto che forse preoccpa di più, unito a qualche problema di natura tattica. Tocca a mister Bepi Pillon, veterano tra i veterani dei tecnici di B, far uscire la truppa dal guado. Ne ha tempo, modo e facoltà. Poi a gennaio la speranza è che gli arrivi una bella mano dal mercato...
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