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Betting e sport, perché il modello inglese rappresenta un passo in avanti rispetto all’Italia

18.08.2024 12:06

Mentre in Italia la norma è ferma da anni su posizioni proibizioniste e su divieti, in Gran Bretagna qualcosa si muove sul fronte dei rapporti tra sport e betting. Merito del lavoro portato avanti dal BGC, il Betting And Gaming Council, l’ente che gestisce il gioco pubblico e legale inglese, capace di instaurare un confronto e un dialogo con le principali federazioni sportive del Regno Unito. 

Il risultato? Un codice di condotta volontario e intersettoriale per gli accordi di sponsorizzazione. Come si legge in questo articolo, pubblicato questo mese da Giochi di Slots, sono quattro i cardini su cui si regola questo codice etico. Il primo è quello che riguarda la protezione dei minori: qualsiasi tipo di pubblicità deve essere limitata per limitarne l’esposizione a bambini e giovani, oltre a tutti coloro che vengono considerati soggetti a rischio. Secondo principio è quello della responsabilità sociale, che preme per far sì che qualsiasi messaggio venga veicolato questo garantisca messaggi di educazione e di sensibilizzazione all’interno della strategia di marketing. Altro principio importante è quello dell’integrità sportiva, dal momento che le sponsorizzazioni non dovranno inficiare la lealtà e la correttezza sportiva (basti pensare ai casi di calcioscommesse o partite truccate) né colpire il benessere dei partecipanti che ne prendono parte. Infine l’ultimo principio, quello più interessante: il reinvestimento di fondi all’interno dello sport. Parte dei proventi commerciali derivanti da accordi di pubblicità e sponsorizzazioni devono essere reinvestiti in infrastrutture e programmi al servizio del club, degli atleti, dei tifosi e delle comunità.

Un discorso particolarmente importante per il nostro paese, dove il divario tra nord e sud è sempre più forte sia in termini di spazi e luoghi dedicati allo sport sia quindi per quanto riguarda le opportunità date agli sportivi. Per questo la svolta inglese dovrebbe far riflettere anche in Italia, come d’altronde già aveva richiesto il Ministro dello Sport, Andrea Abodi, che non a caso aveva avanzato l’ipotesi di far tornare la pubblicità del betting con l’obiettivo di destinare dei fondi proprio allo sport. Una proposta che però non ha trovato la sponda politica che ci si aspettava e che, quindi, è presto naufragata. 

Il modello inglese però suggerisce comunque qualcosa: la strada deve essere infatti quella del dialogo, del confronto, della condivisione. Una strada che, almeno nei rapporti tra istituzioni e federazioni sportive, è veramente difficile e tortuosa ma che deve essere presto spianata. In ballo non c’è semplicemente il futuro del betting. C’è quello, ancora più importante, dello sport del nostro paese.

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