Panchina e condizione atletica i segreti del Pescara
E' così che il Delfino corre veloce, non solo in campo ma anche in classifica.
Panchina e condizione atletica, ecco le armi del Pescara capolista con numeri da record, o quasi. Il Delfino di Silvio Baldini ha infatti fondato le sue fortune su una brillantezza atletica di primo livello e sulle risorse della panchina, da intendersi in modo ampio come conduzione tecnica e alternative di spessore all'undici titolare. L'importanza di avere un tecnico come Baldini, uomo che ha forgiato un gruppo di granito, gli ha dato una mentalità vincente e lo edotto sul piano tattico in modo esemplare, è sotto gli occhi di tutti e sta facendo già la differenza. I meriti dell'allenatore toscano iniziano dal primo giorno di ritiro a Palena, cioè da quando ha iniziato a plasmare a sua immagine e somiglianza sul piano caratteriale una squadra che era ancora concepita per il 4-2-3-1 e che era un vero e proprio cantiere aperto. Il primo lampo di genio è stato il decidere di tornare immediatamente al 4-3-3, l'assetto adottato lo scorso anno. Era agosto, subito dopo la precoce eliminazione dalla Coppa Italia: la squadra ha ritrovato le sue certezze e, pur con un'interpretazione meno spregiudicata, è cresciuta di partita in partita diventando una macchina quasi perfetta e che quando si ingolfa ha nel suo pilota l'uomo in più. Baldini ha sempre inciso in ogni partita, con cambi tattici e, soprattutto, di uomini, che hanno mutato il volto ed i destini delle varie partite. L'inserimento vincente di Tunjov sabato scorso è solo l'ultimo esempio di una lunga lista, inaugurata con Ferraris e proseguita con De Marco in fase realizzativa e con altri uomini (vedi Meazzi, Lonardi e Moruzzi) in termini di assist e di impatto generale. La risorsa della panchina, però, è da intendersi anche come numero di alternative di qualità di cui dispone l'allenatore, in particolare dalla cintola in su. In una rosa che ha comunque le sue lacune strutturali, a centrocampo e soprattutto sugli esterni d'attacco Baldini può contare su un parco giocatori di livello per la categoria. Tornano in mente le parole di Alessandro Formisano, tecnico del Perugia quando il Grifo riuscì a fermare sul pari interno un Pescara comunque ancora in fase di rodaggio. “I biancazzurri hanno una rosa forte”, disse all'epoca il tecnico perugino che era ancora in sella e che stava gestendo un periodo di grossa emergenza infortuni, “mi sono girato verso la loro panchina e ho visto Merola, Lonardi, Meazzi, Tonin, Tunjov, Bentivegna e compagnia bella. Tanta roba, che in pochi hanno”. Nonostante l'infortunio di Lonardi, che ha chiuso qui la stagione e che verrà rimpiazzato a gennaio (occhio a Girelli della Samp, primo nome in lista), il Pescara ha comunque tanti giocatori di manovra tra centrocampo ed attacco che possono incidere anche a partita in corsa, risolvendola. In tal senso, la possibilità da qualche anno di poter usufruire di 5 sostituzioni e non più solo di 3 per una squadra così strutturata è un vantaggio non da poco. Strettamente legato a questo discorso c'è anche quello inerente la condizione atletica. Il Pescara finora non ha accusato momenti di flessione, corre dal primo all'ultimo minuto e lo fa bene, con brillantezza. Non è un caso, quindi, che molte partite siano state decise nel finale, anche nel recupero: è segno che la squadra fisicamente sta benissimo. I tanti superstiti dell'anno scorso sono passati dalle ripetute, dai gradoni e dalla dieta wash out di Zdenek Zeman ad una preparazione diversa ma altrettanto importante ed accurata, che prevede anche molta piscina. Ed è così che il Delfino corre veloce, non solo in campo ma anche in classifica.
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