Prima squadra

Sperare sì, fare sogni di gloria no

Col senno di poi quanto fatto da Sdengo è un capolavoro

10.04.2024 08:13

Un passo avanti e due indietro. Ormai l'andamento del Pescara in campionato è così e, salvo miracoli calcistici ad oggi non pronosticabili nemmeno dal più inguaribile dei romantici, ci si appresta ad archiviare in anticipo l'ennesima stagione deludente, la terza di fila in serie C. Ad oggi, infatti, è difficile pensare ad un'appendice di campionato che possa regalare sorprese e soddisfazioni, tanto più che i playoff non sono ancora blindati e che nel giro di appena 3 punti ci sono ben cinque squadre dalla sesta alla decima posizione. Il Pescara 2023-24 è una squadra con poca personalità e poco coraggio che ad ogni appuntamento importante conferma di avere limiti che non riesce a superare e lacune strutturali figlie di scelte sbagliate nell'allestimento della squadra. Anche la serata che doveva far mantenere ai biancazzurri la sesta posizione in classifica, con la speranza di potersi giocare nelle ultime 3 gare di regular season le residue chance di acciuffare la quinta piazza, si è chiusa in modo amaro e tra i fischi. Lo 0-0 nel posticipo interno contro la Virtus Entella rappresenta l'ennesima chance buttata al vento di una stagione nella quale si è miseramente fallita ogni prova di maturità. Tutte le volte che il Delfino doveva alzare l'asticella, la squadra è clamorosamente mancata all'appello. E lunedì sera il Pescara è persino scivolato in settima posizione, scavalcato dal modesto Pontedera che era caduto due settimane prima all'Adriatico nel giorno del debutto di mister Emmanuel Cascione in panchina, e poteva addirittura scendere ancora più giù in classifica. Se non è accaduto bisogna ringraziare un Cesena non ancora sazio dopo la promozione in B, che è stato capace di battere in rimonta e in trasferta una Juventus Next Gen in ascesa, e Philip Yeaboah della Lucchese, che sui titoli di coda del derby toscano ha negato il sorpasso all'Arezzo. Ma è chiaro che le responsabilità della situazione di oggi non sono in panchina ma nella stanza dei bottoni. Cascione, insomma, non ha responsabilità o demeriti. La nuova guida tecnica è subentrata in una situazione assai difficile, da ultima scelta nel lotto dei candidati, e sta incidendo in positivo, facendo di necessità virtù. In una situazione come quella pescarese di 3 settimane fa era più facile andare incontro ad un tracollo che non ad una risalita e se ciò non si è verificato è stato proprio grazie alle idee e alla freschezza di un tecnico giovane ma preparato che dal momento del suo insediamento ha lavorato, e bene, sulla testa dei giocatori, ridando vita ad una squadra allo sbando totale dopo l'addio forzato di Zeman e l'infausto interregno di Bucaro. Cascione è riuscito a dare compattezza e quasi a chiudere la propria porta a doppia mandata, un solo gol incassato in 3 partite, ma chiaramente questo non può bastare, anche perchè il ritrovato equilibrio e la nuova solidità difensiva hanno l'inevitabile rovescio della medaglia nell'unico gol all'attivo che si conta negli ultimi 270 minuti. Ovvero poco per tutti e pochissimo per il secondo attacco del girone, che adesso, non supportato da una squadra che fatica tremendamente a costruire gioco, smarrisce facilmente la via della rete (9 gol nelle ultime 11 partite) se non trova le giocate del singolo (vedi Merola). Il risultato è che il Pescara nel girone di ritorno ha avuto una media playout con appena 17 punti conquistati in 16 partite e che quanto totalizzato da Zdenek Zeman con questa squadra, 41 punti in 27 partite, se visto con gli occhi di oggi appare un capolavoro. O quasi. 

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Il regolamento dei Playoff
Designato l'arbitro di Olbia - Pescara